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29 marzo 2024

Treviso

Speravano di più i Dirigenti scolastici per l'ultimo miglio del percorso di quest'anno

Per il preside del "Da Vinci" Dalle Carbonare: "Didattica, relazioni, contatto umano restano sullo sfondo, come una bella carta da parati che serve a chi della scuola si riempie la bocca"

| Roberto Grigoletto |

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Speravano di più i Dirigenti scolastici per l'ultimo miglio del percorso di quest'anno

TREVISO - Ore convulse per i Dirigenti scolastici quelle che hanno preceduto il rientro al settanta per cento. La singolar tenzone tra Governo e Regioni per imporre il 100 o il 60 ha prodotto disorientamento e incertezza sino al novantesimo. Tant’è che si è dovuti ricorrere ai supplementari, il cui risultato è stato un 60. Da lì in poi è stato un lavoro pancia a terra per i Presidi chiamati a organizzare un anno scolastico a regime semipieno della durata di un mese.

Il prof. Mario Dalle Carbonare dirige il liceo scientifico “Da Vinci”: “Speravamo nel 100% in presenza (lo possiamo gestire), contavamo almeno sul 75%, considerato che Mom avrebbe dovuto avere un piano pronto per questa percentuale già a febbraio. Ora il 70% che risponde esclusivamente a necessità logistiche. La didattica, le relazioni ed il contatto umano che danno sostanza e calore alla scuola restano sullo sfondo, come una bella carta da parati che serve da quinta ai molti, troppi, che di scuola si riempiono la bocca senza avervi mai creduto, avendola affossata in diversi casi negli anni passati”. L’annuncio del prossimo ritorno alla normalità non può non suscitare però qualche perplessità. “Se la normalità sarà la scuola di prima, il fallimento sarà triplice: non solo i ragazzi avranno perso (per ragioni sanitarie sacrosante, sia chiaro) mesi irripetibili della loro formazione e del loro percorso di crescita; non solo gli insegnanti e gli Ata rischieranno di veder dimenticato lo sforzo titanico, tutto organizzato 'in situ', da loro in prima linea, per aggiornare metodi e mezzi indispensabili a tenere collegato il mondo della scuola; a tutto ciò, se la normalità sarà quella di prima, si aggiungerà anche la perdita di un'occasione unica di ripensamento profondo dei metodi, delle finalità, del ruolo della scuola nel nostro mondo. Dovremmo cogliere ora questa opportunità per cambiare nel profondo: cicli scolastici, metodi e strumenti di insegnamento e di valutazione, sacralità (presenta) delle discipline e del criterio anagrafico di costituzione dei gruppi di apprendimento e formazione, luoghi fisici in cui vivere il proprio percorso di crescita umana e culturale. E, ovviamente, profilo professionale dei docenti e degli Ata, loro possibilità reale di progressione di carriera, retribuzioni degne di un lavoro indispensabile a tutti noi”. Idee valide non mancano - chiude il preside Dalle Carbonare - ciò che serve è adesso un confronto serio.

Al “Duca degli Abruzzi” la Dirigente Antonia Piva ammette di non aver maturato opinioni diverse da quelle che da oltre un anno a questa parte continua a ripetere: “Le scuole hanno fatto il massimo, anche a livello organizzativo, e non si tireranno mai indietro, credendo per prime al valore della conoscenza come carburante primario per far partire il paese. Onestamente, il gioco di squadra con ufficio scolastico e prefettura è stato di buon livello, con un dialogo costante, onesto, impegnato. Purtroppo ci sono problemi non in capo alle scuole, anche ricorrendo all'autonomia degli istituti, come i trasporti, oppure gli organici dei docenti e, a monte, i numeri costitutivi per le classi rapportati agli spazi. Sono temi strutturali e infrastrutturali, che necessitano di una importante lettura da parte dei decisori politici e non semplicemente degli amministratori locali”. Per la professoressa Piva non si tratta di una ripartenza, ma una continuità di lavoro, sia pure travagliata. “Il livello della scuola trevigiana è esemplare a livello nazionale. Ciò che preoccupa, piuttosto, è una visione emergenziale della scuola, da troppi anni reputata secondaria nelle scelte del paese. Una autentica ripartenza non può fondarsi su soluzioni tampone (i banchi con le rotelle sono un simbolo un po' folclorico), ma su una scelta organica e strutturata a breve e medio termine, con un programma importante di investimenti non effimeri”.

 


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