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23 aprile 2024

Italia

"Sono tutti presi da immigrati, rom, vaccini: ma i problemi degli italiani sono altri"

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di Nicola Cutrone

La politica continua ancora a fare campagna elettorale: slogan, annunci, dichiarazioni, promesse, ma ancora niente decreti o leggi che il nuovo governo aveva dichiarato nel famoso “contratto”. Sono tutti presi dai problemi degli immigrati, rom, vaccini, problemi seri, ma quelli che interessano gli italiani, giovani e adulti, sono altri: il lavoro, la sicurezza, l’istruzione, la crescita economica, specie al sud.

Non si erano tutti impegnati nella campagna elettorale a mettere al primo posto tali problematiche di carattere economico? Solo se c’è crescita, c’è occupazione e quindi lavoro. Con l’assistenzialismo non c’è crescita e non si va da nessuna parte: si cerca di fronteggiare situazioni contingenti, ma non si creano certezze per il futuro. La crescita di un paese, il benessere dei suoi cittadini dipende dalla sua produttività, che a sua volta dipende dalle risorse di cui un Paese dispone e da come le impiega. E’ da qui che bisogna partire se si vuole con responsabilità e realismo affrontare i temi del lavoro e della occupazione giovanile, specie al sud. Per creare lavoro bisogna anche saper crescere e bisogna anche non abbandonare troppo presto il lavoro; del resto chi sta bene in salute e nella mente vorrebbe ben rimanere nel mondo del lavoro. E ciò vale soprattutto per non scaricare il peso delle pensioni sui giovani.

 

Non credo che gli elettori 5 stelle preferiscano il reddito di cittadinanza anziché un lavoro sicuro che li renda soddisfatti e indipendenti. E che dire del ruolo della conoscenza e della formazione. Come si può crescere ed affrontare gli enormi problemi censiti nel “contratto” senza un vero progetto di formazione generale e in particolare della scuola e dell’Università. Qualunque crescita deriva da una adeguata conoscenza attenta al nuovo, la sola che possa creare ricchezza, oltre che coesione sociale di cui ha tanto bisogno la società della globalizzazione.

 

E, infine, il Sud: niente di niente ad oggi. Non possiamo capire i 5 stelle che hanno fatto il pieno dei voti a sud e poi vogliono togliere anche quei pochi posti che ci sono: si pensi al problema dell’Ilva, alle infrastrutture e alle opere pubbliche senza un piano industriale per il Meridione. Eppure avevano tutti assicurato per il siderurgico non solo la salute e la sicurezza, ma anche il mantenimento dei livelli occupazionali. Il neo ministro ha bisogno di tempo per leggere 23.000 pagine, senza dire finora quante ne ha letto. Qui siamo, davvero, all’assurdo! Ha ragione l’arcivescovo Santoro di Taranto quando afferma che la parola “Ilva evoca solo un dilemma politico, un punto generico di programma, offuscando volti, storie, generazioni intere di tarantini, che ai meri interessi di governo, rivendicano rispetto e diritti”. Ma il fatto ancora più grave di quel “contratto” è la mancanza di una “vision” strategica: dove si vuole portare davvero la nazione e con quali prospettive politiche, culturali ed economiche?

 

Manca un vero progetto per l’Italia e per gli italiani, capace di assicurare sviluppo, crescita e prosperità sotto tutti i punti di vista. Ma c’è di più. Come eliminare il macigno della grande e piccola criminalità, che affligge il Sud e che di fatto allontana dalle nostre Regioni molti investimenti privati? Per tutto questo non bastano i gazebo verdi di un sabato o la piattaforma Rousseau di poche ore: è, invece, urgente ricostruire una “rete fisica e ideale” per rivitalizzare la partecipazione di tutti i cittadini e di tutto il tessuto sociale di un popolo, ricco di associazioni e di movimenti validi. Per un vero programma di governo è necessario un tavolo non solo di tecnici di alcuni partiti, ma allargato agli esperti di economia, di sociologia, di cultura, di piani industriali e di movimenti sociali in grado di coniugare entrate ed uscite di bilancio. Un campo largo che sappia ispirare vera fiducia ed autentica speranza in tutti i cittadini.

 



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