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29 marzo 2024

Esteri

Siria, 8 anni dal sequestro di Padre Dall'Oglio, appello a Draghi

La sorella Francesca: "Nessuna notizia dal 2013" - Il fratello Giovanni: "Chi sa parli"

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Siria, 8 anni dal sequestro di Padre Dall'Oglio, appello a Draghi

SIRIA - E' un nuovo "appello al governo" italiano per Padre Paolo Dall'Oglio quello che arriva dalla sorella Francesca passati otto anni da quando il 29 luglio del 2013 in Siria, a Raqqa, si sono perse le tracce del gesuita romano. "Sono passati otto anni e da allora non c'è nessuna notizia confermata, un'esigenza di verità che si fa sempre più stringente - dice Francesca Dall'Oglio ad Aki - Adnkronos International - La mia speranza è che essendo Paolo un cittadino italiano, un uomo buono, un testimone di fede, l'attuale governo Draghi ed Elisabetta Belloni come direttore generale del Dis possano costituire un elemento che ci fa guardare in avanti con fiducia".

 

Il suo è anche un appello alla comunità internazionale perché - afferma - "è importante che si affronti il problema delle migliaia di scomparsi, di sequestrati e delle fosse comuni a Raqqa". "Chiunque dovesse sapere qualcosa, lo dica", le fa eco dall'Uganda il Giovanni. Perché "dopo tanti anni passati a celebrare questa brutta ricorrenza non abbiamo ancora avuto né prove che sia vivo né che sia morto", dice ad Aki - Adnkronos International. "Ci siamo affidati alle autorità, sappiamo che c'è stato un impegno, confido molto sul presidente del Consiglio Mario Draghi", ma "abbiamo sempre avuto informazioni contraddittorie", continua Giovanni Dall'Oglio, in Uganda con Medici con l'Africa Cuamm. E ricorda come "secondo molti era a Raqqa, nelle fosse comuni" con migliaia di corpi gettati lì dall'Isis, "che si dovesse cercare" Padre Paolo, mentre "altre strade portavano più verso la parte di Bashar al-Assad che dell'Isis" anche perché il gesuita aveva "lottato per anni per la democrazia" e "dalla parte di Assad aveva dei nemici".

 

Francesca intanto racconta di continuare a "cercare ovunque qualche riscontro o qualche notizia", continua a cercare la verità con tutte le sue forze, a cominciare da Raqqa perché - scandisce - il "sequestro" di Padre Paolo "non è mai stato rivendicato come invece era solito fare l'Isis in quel periodo" e "tra le varie ipotesi rimane quindi in piedi anche quella che possa essere stato preso per conto del regime". Francesca Dall'Oglio fa riferimento a "un'inchiesta di Marina Pupella che verrà pubblicata domani su 'Strumenti Politici' dalla quale emerge che nel governatorato di Raqqa tra il 2012 e il 2014 sembra ci fosse una stanza segreta dove si trovava Adib Nimr Salamah, generale dei potenzi servizi segreti dell'Aviazione siriana". La sorella di Padre Dall'Oglio ricorda poi ancora una volta un'altra notizia che "tiene viva" nel suo cuore "la speranza che Paolo possa essere vivo", quella "uscita a Baghuz, a inizio 2019, in cui Paolo risultava essere tra 40 ostaggi che dovevano essere liberati durante l'assedio" della città, allora ultimo bastione dell'Isis. Poi, prosegue, "più nulla, fino allo scorso marzo, quando da notizie mai confermate sembra che Paolo sia prigioniero nelle campagne tra Idlib e Aleppo del gruppo fondamentalista Horas Al-Din".

 

E non dimentica quando gli Stati Uniti offrirono una ricompensa di cinque milioni di dollari per ritrovare Padre Paolo, "un elemento concreto - afferma - che può dare speranza". "Sicuramente sapere che Paolo fosse andato a Raqqa per portare avanti una missione di pace, di mediazione per il sequestro di suoi amici, ci aiuta ad affrontare questo rapimento", prosegue Francesca, ricordando un'intervista del fratello "registrata da Orient Tv la sera del 28 luglio di otto anni fa in cui Paolo afferma che 'il rilascio dei rapiti e dei prigionieri simboleggia il desiderio di trovare un sentiero comune' e 'se non sarà così entreremo veramente nell'ignoto'". Giovanni Dall'Oglio, da 16 anni in Africa, si dice "orgoglioso" del fratello che ha visto per l'ultima volta nove anni fa, ne ricorda "l'amore per l'Islam", la capacità di dialogo e l' "obiettivo", quello di "fare in modo che potesse cambiare quella piega così assurda e violenta" che aveva preso la protesta siriana esplosa nel 2011, sfociata in una sanguinosa repressione e in un conflitto. Parla di un uomo che "aveva deciso di fare della propria vita una missione in nome di Dio, per gli altri". "E' talmente presente tra noi - conclude - Non morirà mai".

 



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