"Siamo cavie da laboratorio": Piera fa l'insegnante e non l'avvisano che gli studenti sono positivi
"Oggi non mi presenterò a scuola: andrò a fare per conto mio il tampone"
TREVISO - Comincia con un po’ di mal di testa che poi diventa un malessere generale. Lei però – una studentessa di un istituto superiore di Castelfranco – mercoledì scorso rimane in classe fino al suono della campanella del pomeriggio: sono le due ore di laboratorio, quelle che il Dpcm prevede si svolgano in presenza. Giovedì mattina la febbre è già a 38. Di corsa il tempone: è positivo. Dalla dirigenza scolastica l’invito perentorio a tutta la classe di sottoporsi immediatamente al test. Un altro compagno di classe con il Covid. Gli altri, l’indomani, si rimettono a frequentare.
In aula condividono le sensazioni di fastidio provate ma anche un po’ di gossip: “Sai chi c’era anche? Ti ricordi quello che frequentava qui da noi due anni fa?” Per lo meno non c’era la coda al nuovo punto-tamponi creato vicino alla discoteca “Melody”: “Peccato sia chiusa”. Piera, l’insegnate, sta compilando il registro elettronico, dietro la cattedra perimetrata da nastro grigio, con addosso la sua bella anche se non così tanto protettiva mascherina chirurgica. Capta al volo qualche parola, mezzo dialogo. Poi il punto di domanda. E il sospetto: “Perché? Dove siete andati ieri?” Le rispondono i ragazzi, per filo e per segno, preparatissimi. Piera si abbandona sulla sedia: “E a noi insegnanti? Perché non è stato detto nulla?” - si chiede tra l'incredulo e lo sconsolato.
Quando la contattiamo al cellulare la professoressa è ancora scossa. Vorrebbe non crederci: “Io e un’altra collega, insegnando materie che prevedono attività laboratoriale, siamo obbligate ad andare in presenza quattro ore per due pomeriggi alla settimana. Con questa classe ho trascorso parecchio tempo negli ultimi quindici giorni. Nessuno mi ha avvisato dei due casi positivi”. Niente tampone quindi per le professoresse. “E dobbiamo continuare ad andare in presenza. Potrei aver contratto il virus ed essere asintomatica. Potrei aver già contagiato i miei familiari, ma nessuno mi ha avvisata del rischio che potrei o sto correndo: cavie da laboratorio, ecco cosa siamo!”
Oggi pomeriggio, come il mercoledì fatidico di sette giorni fa, Piera insieme ai colleghi tecnici di laboratorio deve presentarsi in servizio, come da orario: “Invece andrò per conto mio a fare il tampone. Strada facendo chiamerò il dirigente scolastico per dirgli dove sono e cosa sto facendo dopo aver appreso, grazie al passaparola, in quale stato è la mia classe. Se sarò riscontrata positiva, qualcuno si assumerà la responsabilità”. Una vicenda che ha dell’incredibile. Oggettivamente incomprensibili risultano i criteri della procedura seguita dal Sisp dell’Asl quando invia alcuni soggetti e altri no a sottoporsi a tampone. Di certo c’è che stare seduti dietro a una cattedra non rende invulnerabili al coronavirus.