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28 marzo 2024

Treviso

"Scuole chiuse in Veneto": fake news crea il panico tra studenti e insegnanti

Attribuita a Zaia l'intenzione di ritornare alla didattica a distanza. Mondo scolastico della Marca "sorpreso" anche dalla richiesta di chiusura avanzata dal direttore dell'Asl Benazzi.

| Roberto Grigoletto |

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| Roberto Grigoletto |

TREVISO - Come un fulmine a ciel sereno, nel primo pomeriggio, giunge la notizia che il governatore Zaia è in procinto di firmare una ordinanza per rimandare a casa, in didattica a distanza, gli studenti delle scuole superiori. Panico. Tempo mezz'ora e lo stesso presidente Zaia smaschera la fake news, destituendola di ogni fondamento. Ai più però era parsa più che credibile dopo che il direttore dell'Asl 2 Benazzi solo poche ore prima aveva detto la stessa cosa. Presidi, insegnanti e studenti si sono chiesti allora se negli ultimi giorni si fossero persi qualcosa.

 Manoel Maronese è un giovane professore, molto competente e apprezzato, che insegna latino e greco al liceo di Motta di Livenza: “Al direttore Benazzi consiglierei di farsi un giro nelle scuole, per vedere che ovunque vengono adottate tutte le misure necessarie a comprimere ed evitare i contagi. Chi non è nel mondo della scuola è subito pronto ad attaccarla per vedervi la panacea di tutti i mali. Chiudere nuovamente le scuole significherebbe dare il colpo di grazia a ragazzi resi già fragili da un anno di DAD". "In cauda venenum" - come si dice nel suo amato latino - il prof. Maronese chiede a Benazzi e a tutti i sostenitori delle scuole chiuse "se sarebbero disposti a farsi operare a cuore aperto da un futuro medico la cui formazione è avvenuta (già alle superiori) per massima parte a distanza o a scuole chiuse: si creano delle pericolosissime voragini generazionali che si porteranno avanti con gravi conseguenze".

Per la prof.ssa Antonia Piva, che guida il “Duca degli Abruzzi”: “La situazione non è preoccupante; tuttavia il direttore dell’Asl, disponendo di dati al dettaglio, può dare disposizioni più particolareggiate, eventualmente per singole enclave”. D’accordo si dice, pur con alcuni distinguo, Sandra Messina, preside del liceo Artistico: “La campagna di somministrazione dei vaccini al personale della scuola, unitamente al miglioramento dell'organizzazione dei mezzi di trasporto e a una "educazione" che tutti stiamo facendo per il rispetto delle regole anti Covid dentro e fuori la scuola, ci ha portati a pensare di poter riprendere una frequenza massiccia degli studenti in presenza, a breve. Considerando l'impennata dei contagi in provincia e le varianti del virus, se l'ULSS, a cui va tutta la nostra fiducia, prende posizioni diverse e consiglia la chiusura delle scuole significa davvero che la situazione è molto grave e probabilmente non c'è alternativa".

Gli studenti quindi: Allegra Crisanti e Alessandro Busin sono i rappresentanti di istituto del liceo-ginnasio "Antonio Canova" di Treviso:“Spero tanto di poter rimanere in classe in presenza. Non solo perché la DaD è più faticosa e difficile ma anche perché la socialità è imprescindibile. D’altro canto se è confermato che la scuola può rappresentare un vettore di contagio ed è necessario restare a casa non è che non lo comprendiamo" - assicura Allegra. "In ogni caso, lo ripeto: per noi è un sacrificio, non solo in termini di apprendimento. L’auspicio è che prima di prendere la decisione di chiudere se ne tenga debitamente conto”.

Aggiunge Alessandro: “Ci stavamo giusto riambientando, rivedendo con grande gioia i nostri compagni, che è la cosa che ci è mancata di più nella didattica a distanza. Certo il propagarsi del contagio è un dato di fatto, perché solo il due per cento della popolazione finora è stata vaccinata: la campagna va troppo a rilento purtroppo. Con la complicazione delle varianti che sono sopraggiunte. La speranza è di tornare a scuola definitivamente con il completamento delle vaccinazioni. Non ci stancheremo di ripetere però che non è la scuola a costituire il luogo privilegiato del contagio ma tutto ciò che ci sta attorno”.

 


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Roberto Grigoletto

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