Scoperta shock: le ragazze che vivono in Veneto nell'area Pfas hanno fertilità alterata. Ecco perché
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La prima mestruazione arriva in ritardo di almeno sei mesi e la frequenza delle alterazioni nel ciclo mestruale evidenzia ritardi superiori alla media (30% contro 20%). È quanto emerge da uno studio sulle ragazze ventenni residenti nell'area rossa dei Pfas tra Vicenza, Padova e Verona, eseguito dal gruppo di ricerca di Carlo Foresta, dell'Università di Padova.
I ricercatori hanno coinvolto 115 ragazze esposte a Pfas "probabilmente già in fase embrionale", confrontando le risposte ai questionari raccolti da 1.504 giovani donne della stessa età non esposte a questo inquinamento. Il dato è in linea con il risultato di un altro studio coordinato da Foresta e Andrea Di Nisio, che ha valutato l'effetto dei Pfas sul progesterone, l'ormone femminile che regola la funzionalità dell'utero.
I ricercatori hanno analizzato più di 20 mila geni, dimostrando che normalmente il progesterone ne attiva quasi 300 ma che in presenza di Pfas 127 vengono alterati. Tra questi anche i geni che preparano l'utero all'attecchimento dell'embrione e dunque alla fertilità. Lo studio conferma che le patologie riproduttive femminili come alterazioni del ciclo mestruale, endometriosi, aborti e nascite pre-termine o sottopeso possono essere correlate all'azione dei Pfas sulla funzione ormonale del progesterone. I risultati verranno presentati durante il 34 esimo convegno di Medicina della Riproduzione, in programma ad Abano Terme dal 28 febbraio al 2 marzo.