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19 aprile 2024

Nord-Est

Scambiavano migliaia di file pedopornografici, smantellata rete su tutto il territorio nazionale

Un arresto e 30 denunce. L'operazione è seguita dalla Polizia Postale, perquisiti anche minorenni

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Scambiavano migliaia di file pedopornografici, smantellata rete su tutto il territorio nazionale

TRIESTE - La Polizia Postale di Trieste e Udine, con il coordinamento del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, ha portato a conclusione l'operazione "Luna", finalizzata al contrasto della pedopornografia online, con l'esecuzione di 32 decreti di perquisizione su tutto il territorio nazionale, 25 a carico di maggiorenni e 7 nei confronti di minori, che ha consentito l'arresto di una persona e la denuncia di altre 30 a vario titolo per detenzione, cessione e divulgazione di materiale pedopornografico. Migliaia i file rinvenuti. Le indagini - ora in fase preliminare e coordinate dal sostituto procuratore di Trieste, Lucia Baldovin e del sostituto procuratore del Tribunale per i Minorenni di Trieste, Francesca Portesan - sono iniziate dall'analisi di materiale informatico sequestrato a un residente nella provincia di Udine, arrestato l'anno scorso durante un'altra attività di indagine e successivamente condannato per detenzione, divulgazione e produzione di materiale pedopornografico.

Gli specialisti della Polizia Postale sono riusciti a ricostruire una vasta rete di contatti che scambiavano con l'arrestato numerosi link contenenti immagini e video riproducenti atti di sfruttamento sessuale in danno di minori, talvolta in cambio di immagini di ragazzine minorenni che l'uomo aveva nel tempo adescato. I 32 provvedimenti di perquisizione sono stati eseguiti con la collaborazione di oltre novanta operatori di Specialità in Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Marche, Toscana, Lazio, Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna.

Nel complesso è emersa la detenzione di migliaia di file di natura pedopornografica, raffiguranti minori anche al di sotto dei 5 anni, coinvolti in atti sessuali violenti. Durante le perquisizioni effettuate nei confronti di alcuni minorenni è stata rilevata la presenza di software per l'anonimizzazione in rete, oltre alla creazione di chat in cui i ragazzi si proponevano quali intermediari a pagamento per la distribuzione di materiale pedopornografico all'interno di spazi cloud protetti. In altri casi, secondo la ricostruzione della Polizia, i minorenni indagati, pur non essendo interessati alla diretta fruizione del materiale illecito, si erano resi protagonisti della divulgazione di materiale pedopornografico in favore di interlocutori a loro sconosciuti, dietro la rassicurazione di essere ripagati con premi e regalie.

 



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