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29 marzo 2024

Conegliano

Sanzioni alla Russia, il Prosecco escluso dal blocco all'export

Il Prosecco non rientra nella lista dei “beni di lusso” per i quali le ultime misure approvate dall'Unione Europea impongono lo stop alle esportazioni in Russia

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Sanzioni alla Russia, il Prosecco escluso dal blocco all'export

CONEGLIANO - Con il nuovo pacchetto di sanzioni alla Russia varato dal Consiglio europeo, arriva il blocco all’export di vini e liquori di fascia alta. Mentre sono salve le produzioni tricolori a partire dal Prosecco e dall’Asti spumante. Stop dalla Ue, con la misura contenuta nel Regolamento 2022/428 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, alle spedizioni verso Mosca di bottiglie sopra i 300 euro, con un provvedimento che sospende le forniture di beni di lusso agli oligarchi, ma per fortuna lascia fuori grossa parte delle esportazioni dell’Italia, primo fornitore di vino del mercato russo, davanti alla Francia, con un giro d’affari diretto di oltre 150 milioni di euro, in crescita del 35% in dieci anni.

 

“Di certo un sospiro di sollievo per il settore vinicolo italiano e in particolare per quei territori che hanno fatto del vino la loro vocazione. Una notizia positiva per un settore chiave della nostra agricoltura, e in particolare di quella trevigiana, con le denominazioni principali che sui mercati esteri raccolgono sempre maggior consenso con volumi di vendita in costante crescita. – dichiara Salvatore Feletti, presidente CIA Agricoltori Italiani Treviso. – Non siamo però giunti alla soluzione del problema perché i costi energetici e dei materiali per le lavorazioni restano comunque eccessivamente elevati e non permettono di programmare con serenità il futuro. Come associazione stiamo lavorando per tenere alta l’attenzione verso la tutela di tutti i settori, soprattutto di quelli che necessitano aiuti immediati.”

 

Tra l’altro -ricorda CIA - le esportazioni agroalimentari Made in Italy in Russia hanno già perso 1,4 miliardi di euro negli ultimi 8 anni per colpa dell’embargo ancora in vigore su ortofrutta, formaggi, carni e salumi, deciso da Putin nel 2014 in risposta alle sanzioni Ue per l’annessione della Crimea. Resta, comunque, altissima la preoccupazione dei produttori. L’agricoltura italiana sta già pagando un conto salato per effetto della guerra in Ucraina, con le fibrillazioni dei mercati dei cereali -continua Cia- tra le speculazioni sul prezzo del grano e mais e soia sempre più preziosi e irreperibili, creando gravi difficoltà agli allevamenti Made in Italy che ad oggi hanno scorte di mangimi solo per altre 8 settimane.

 

Insieme ai rialzi della bolletta energetica, del gasolio e dei concimi, che sono raddoppiati se non triplicati rispetto a un anno fa (da sola la Russia produce più di 50 milioni di tonnellate all’anno di fertilizzanti, il 13% del totale mondiale), la tenuta delle imprese è sempre più a rischio. Per questo, non c’è più tempo da perdere -ribadisce Cia- servono interventi urgenti da parte delle istituzioni per permettere alle aziende agricole di fronteggiare la crisi, partendo dagli incentivi alla semina di mais, anche attraverso strumenti assicurativi; al taglio delle accise sul gasolio; alla ristrutturazione dei debiti, mutui inclusi; all’introduzione di deroghe e semplificazioni sia sul fronte delle agroenergie sia su quello del recupero della potenziale produttivo; all’inclusione degli agricoltori tra i beneficiari del credito d’imposta introdotto nel decreto Sostegni-ter a favore delle imprese energivore.

 

OT

 

 

 


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