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18 aprile 2024

Treviso

Sant'Artemio: metà dipendenti rischiano il posto

Cgil: l'accorpamento territoriale con Padova non sia forma di licenziamento collettivo

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TREVISO - L’assemblea dei lavoratori del Sant'Artemio con i sindacati della Cgil ha evidenziato come la fusione della provincia di treviso con quella di Padova rischi di provocare un dimezzamento degli attuali dipendenti del Sant’Artemio, anche con contratto a tempo indeterminato.

 

La Cgil non si dice contraria all’accorpamento delle province, ma sottolinea «la necessità che il disegno di riaggregazione degli enti su area vasta vada di pari passo con una logica di razionalizzazione e di unitarietà. Tali riforme e riassetti territoriali non devono essere un subdolo metodo per operare tagli indiscriminati nel pubblico impiego». Il sindacato chiede «una forte responsabilità da parte di Regione e governo perché trasferimenti di funzioni e risorse tengano conto del mantenimento degli attuali livelli occupazionali per mettere in efficienza il sistema e garantire la tenuta dei servizi offerti al cittadino». Il segretario generale Giacomo Vendrame ribadisce: «la fusione in macro-comuni e l’ accorpamento degli organi di governo territoriale non siano forme di licenziamenti collettivi ma vere riorganizzazioni che garantiscano i servizi diretti al cittadini in un’ottica di unitarietà».

 

«Aggregazione non significa soppressione – sottolinea Ivan Bernini della FP CGIL di Treviso - razionalizzare, infatti, ha un senso se si parte dagli organi di Governo pur mantenendo i presidi vicini alla comunità e i servizi di diretto utilizzo da parte dei cittadini. Dati i nuovi stringenti vincoli di spesa, né enti locali né Regione né città metropolitana potranno salvaguardare più gli attuali posti di lavoro. I lavoratori della Provincia – continua - ritengono quindi grave che la Regione Veneto non abbia tenuto in nessuna considerazione gli elementi posti al presidio del 18 ottobre e che continui invece una discussione incentrata su campanilismi e strumentalizzazioni politiche senza minimamente tener conto delle ricadute sull’occupazione».

 

Il presidente Leonardo Muraro, invece, accusa la Cgil di fare “terrorismo mediatico” parlando del possibile dimezzamento dei dipendenti – come riporta La Tribuna. «Il decreto sul “riordino” delle province non stabilisce alcunché sul personale a tempo indeterminato - commenta Muraro -  ci sarà invece un taglio dei tempi determinati».

 


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