San Fior, in migliaia per dare l'ultimo saluto al giovane Massimo
Oggi il funerale del 18enne morto nel tragico incidente di sabato notte
SAN FIOR - La chiesa di San Fior di Sotto era già gremita ad un’ora dall’inizio del funerale. Erano in tantissimi, circa un migliaio, a dare l’ultimo saluto al 18enne Massimo Pizzol, morto nell’incidente di sabato notte sulla Pontebbana.
Oggi la comunità, ancora sotto shock per la scomparsa del giovane, si è riunita intorno alla famiglia, per dire addio ad un ragazzo molto conosciuto in paese. In molti hanno seguito la cerimonia celebrata da Don Roberto Camilotti fuori, sul piazzale esterno alla chiesa: parenti, amici, conoscenti, compagni di classe hanno voluto esserci, dopo la tragedia che ha investito la famiglia Pizzol e tutta San Fior.
Sulla bara, insieme ai fuori, una maglietta con impresso il viso di Massimo: lo sguardo di un giovane pieno di vita ed entusiasmo, scomparso troppo presto. Lo stesso don Roberto ha ricordato Massimo come un ragazzo pieno “di voglia e di fame di divertimento”, che conduceva “una vita in pienezza”.
I ragazzi della classe 99 del paese si sono presentati oggi con una rosa in mano, che hanno deposto sull’altare: “simbolo di amicizia, purezza e trasparenza in cui vediamo la vita di Massimo – ha aggiunto il parroco – Che venga accolta come dono prezioso dal Signore”. Don Roberto ha ricordato quella domenica mattina, quando il padre di Massimo, Flavio, andò a comunicare la morte del 18enne: “Padre, è morto mio figlio”.
E poi quella domanda, che tutti in questi giorni si sono posti: “Perchè proprio lui?” Don Roberto ha ammesso che “proprio perché la vita è mistero, non c’è una risposta a questa domanda”. Lo stesso silenzio ha accompagnato il parroco anche di fronte all’interrogativo che la nonna del giovane gli ha posto, subito dopo la sua morte: “Don, cosa dice lei?” “Non ho niente da dire”.
Testimonianza della portata di un evento che ha sconvolto tutti, anche chi non lo conosceva. Il padre Flavio, come si è appreso oggi dall’omelia, ha però dimostrato la sua grande statura d’animo: “Se c’è una consolazione, è che chi era con lui vive”. Il riferimento è all’amico di Massimo, che sedeva a fianco a lui quella notte maledetta.
Si è salvato grazie all’uso delle cinture. Un assordante silenzio, quasi surreale, rotto solo dal canto del coro, ha accompagnato l’ultimo saluto a Massimo, in un triste pomeriggio di fine gennaio.