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15 ottobre 2024

Treviso

"Salviamo il Cimitero dei burci", appello alla nuova direttrice del Parco del Sile

La lettera di Luigi Calesso di Coalizione Civica per "salvaguardare quello che ancora resta di questo patrimonio archeologico del nostro territorio"

| Isabella Loschi |

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cimitero dei burci

TREVISO - “Salvaguardate il Cimitero dei burci”. Luigi Calesso di Coalizione Civica per Treviso ha inviato una lettera a Santina Serenella Grande, nuova direttrice del parco del Sile, per richiamare l’attenzione sulla necessità di un intervento per fermare l’inesorabile deterioramento del Cimitero dei burci, situazione già denunciata pubblicamente alcuni mesi fa.  

“Il Cimitero dei burci costituisce un vero e proprio sito archeologico lungo il corso sel Sile, alle porte della città di Treviso, formato dai relitti di navi da trasporto fluviale - scrive Calesso - Le ricerche svolte hanno portato alla luce l’esistenza di 13 imbarcazioni da trasporto di merci abbandonate in quella zona del Sile tra il 1974 e il 1975 mentre prima di allora, erano presenti 8 relitti, di cui 4 scomparsi. I documenti recuperati da 3 imbarcazioni risalgono al 1937”.  “E’ impietoso il confronto tra le allegate foto scattate nel 2023 e nel 2024: lo stato del cimitero dei burci è gravemente peggiorato. I relitti delle imbarcazioni sono oggetto di un progressivo inarrestabile deterioramento - continua la lettera - che le porterà inesorabilmente a scomparire dalla vista a meno che non si avvii un intervento di conservazione che permetta di salvaguardare quello che ancora resta di questo patrimonio archeologico del nostro territorio”.  Infine l’appello: “Rinnovo a Lei l’appello che ho già rivolto all’amministrazione comunale di Casier, all’Ente Parco Regionale del Fiume Sile e alla Regione Veneto perché si facciano carico di salvare questo nostro patrimonio”.

“Una possibilità (anche se forse difficilmente concretizzabile) è quella di intervenire sui relitti “in loco” con trattamenti che, appunto, ne favoriscano la conservazione, arrestando il progressivo degrado causato dall’acqua e dagli agenti atmosferici. La seconda ipotesi è quella di recuperare alcuni dei relitti, di sottoporli ai necessari trattamenti e di esporli in un museo dedicato a queste imbarcazioni che parlano della storia del Sile, delle comunità civili che vi si affacciano, delle attività economiche che hanno caratterizzato il corso del fiume nel Novecento.   Si tratterebbe di un intervento doveroso per la salvaguardia di un “pezzo” importante di un patrimonio storico che caratterizza il nostro territorio”.


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Isabella Loschi

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