Roberto De Osti da Follina ha percorso 7.370 km nella gara ciclistica più lunga e dura al mondo
La competizione è partita da Capo Nord per arrivare in Spagna a Tarifa.
| Tiziana Benincà |
FOLLINA - Si è conclusa dopo 30 giorni e un'ora l’impresa di Roberto De Osti da Follina, che ha percorso 7.370 km nella gara ciclistica più lunga e dura al mondo. 26 i partecipanti che a mezzanotte dello scorso 20 giugno sono partiti da Capo Nord per attraversare Norvegia, Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Germania, Austria, Svizzera, Lichtenstein, Italia, Francia, Andorra ed arrivare in Spagna a Tarifa.
“Qualche anno fa sono venuto a conoscenza di questa gara ed ho subito desiderato parteciparvi. Poi un po’ per impegni di lavoro visto che sono libero professionista e un po’ per motivi familiari, ho sempre rimandato. Poi a gennaio 2020 un’auto ha sfondato la parete del soggiorno di casa nostra ed Eleonora, la mia compagna di vita, mi ha incoraggiato a partire. Ho fatto i biglietti ma poi lo scoppio della pandemia ha rimandato questo progetto” spiega Roberto.
La sua passione per le due ruote è nata quasi per caso a 25 anni, grazie ad una gran arrabbiatura al lavoro che l’ha portato d’istinto ad acquistare una mountain bike. Da lì ha iniziato ad appassionarsi alle gare di ultraciclismo e ultradistanza “Si tratta di gare in cui fino alle 50 ore normalmente non si dorme, ma si pedala e vince chi fa più chilometri – continua Roberto – ma la mia vera passione sono le gare più lunghe in cui entra in gioco la testa per gestire sonno e tempo. Sono figlio di un camionista e di camperisti, per cui la strada ha sempre fatto parte della mia vita e Capo Nord è sempre stata una meta ambita. In questa gara non si hanno supporti esterni, non ci si può aiutare tra atleti, bisogna seguire la traccia data e l’organizzatore controlla velocità e percorso. Eravamo solo tre italiani ed io correvo per almeno 16 ore con una media di 300 chilometri giornalieri”.
Roberto purtroppo non è stato baciato dalla fortuna, perché già il primo giorno alle tre di notte si è rotta la ruota posteriore “Ho dovuto trascinare la bici nel mezzo del nulla per 80 chilometri e sono arrivato in un villaggio dove un ragazzo per passione faceva il meccanico di biciclette. Purtroppo non è riuscito ad aggiustarla e così sono stato fermo due giorni, ma quel ragazzo per me è stato uno di quelli che noi chiamiamo “angeli della strada”, perché mi ha prestato la sua auto per andare a comprare una nuova ruota nel primo paese vicino, ovvero a 300 chilometri di distanza. Per questo devo ringraziare anche il responsabile Mavic Italia che è riuscito a trovare l’indirizzo di questo ragazzo, altrimenti se avessi perso più giorni avrei dovuto rientrare. Appena sistemata la ruota ero così arrabbiato che ho corso per 440 chilometri e dopo un giorno e mezzo sono riuscito a raggiungere la coda del gruppo”.
Nonostante questo importante contrattempo iniziale ed una forte contrattura muscolare, Roberto è riuscito ad arrivare sesto al traguardo “Sono soddisfatto del risultato. In queste gare non si vince nulla, la vittoria è solo nella sfida contro noi stessi. È stata un’esperienza di vita unica, ho incontrato perfetti sconosciuti che mi hanno capito, aiutato, coccolato ed ho vissuto episodi che nella vita reale non accadono mai. Sono partito con 5 gradi per arrivare solo a metà Finlandia con 25/32 gradi e terminare in Spagna a Tarifa sullo stretto di Gibilterra dopo aver raggiunto la cima di Pico del Veleta, la strada asfaltata più alta d’Europa a 3400 metri d’altitudine.
È stata una gara estrema che mi ha insegnato molto, ma una su tutte, che forse dovremmo fare di più un po’ tutti, è che quando si è in difficoltà non bisogna mai abbattersi, ma si deve invece trovare il coraggio di chiedere aiuto”.