Ristorazione, nel 2022 nella Marca 280 posti di lavoro in più. Il 70% è personale straniero
Il comparto festeggia la ripresa con la giornata della ristorazione in programma venerdì in oltre 50 locali trevigiani
| Isabella Loschi |
TREVISO - La ristorazione alza ufficialmente la testa e si lascia alle spalle la pandemia. Complice la ripresa del turismo oggi il settore gode di buona salute, grazie soprattutto ai lavoratori stranieri, che nel 2022 sono arrivati ad essere il 70% nel settore. Nel trevigiano il comparto della ristorazione conta 5.435 unità locali. Sempre nel 2022 sono aumentati i posti di lavoro rispetto all’anno precedente: + 280, di questi 175 nei ristoranti, 65 nella fornitura di pasti, 40 nei bar.
Per festeggiare la ripresa domani, 28 aprile, in occasione della Giornata nazionale della ristorazione organizzata da Fipe-Confcommercio su tutto il territorio, si svolgeranno alcune iniziative. Oltre 50 locali, bar, trattorie, pub, pizzerie, ristoranti della provincia di Treviso si impegnano nella celebrazione ufficiale di questa giornata che prevede un impegno sia culinario, con almeno una ricetta a base di pane, ingrediente scelto come simbolo unificante, sia con l’adesione al manifesto dell’ospitalità, che sancisce i valori della convivialità, della relazione e della salute.
“La nostra provincia- spiega la presidente Fipe-Confcommercio Dania Sartorato- ha forti radici e una tradizione illustre nella ristorazione, un comparto che sta crescendo e cambiando. La cucina trevigiana è un’eccellenza che in questi decenni ha dimostrato di saper innovare. Siamo passati dall’epoca delle rassegne a tema (radicchio, erbe) all’interpretazione completa delle nuove tendenze che si stanno imponendo: filiera corta, stagionalità, ibridazione, tipicità, salubrità, identità. Sono cambiate alcune tendenze tra i consumatori: brunch e apericene si diffondono, ma non cambia il valore di fondo: la ristorazione era, ed è ancor più oggi, il biglietto da visita più importante del nostro territorio: sta a significare la nostra capacità di accoglienza che ci qualifica nei confronti dell’ospite e del mondo intero. Per questo motivo serve una “cultura della cortesia e dell’ospitalità” sulla quale si deve investire ulteriormente. Veniamo da un lungo periodo difficile che ha fatto migrare molti giovani verso settori più “sicuri”, perché meno esposti ai picchi di lavoro e ai turni, per questo motivo occorre rinsaldare e valorizzare i legami con il mondo della formazione e della scuola e far capire che il lavoro nel nostro settore non è un lavoro qualsiasi, è un lavoro importante che ha una funzione sociale”. “Oggi registriamo una crescita costante sia numerica che qualitativa. Molti imprenditori aprono più locali per target diversi e questo è un segnale di grande capacità”.