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24 aprile 2024

Vittorio Veneto

"Qui non è cambiato nulla": un vittoriese a Mosca durante la guerra

Alessio Gava, professore giramondo, vive in Russia. Il 51enne vittoriese insegna matematica e fisica presso il liceo linguistico italiano “Italo Calvino” di Mosca

| Roberto Silvestrin |

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| Roberto Silvestrin |

Alessio Gava, professore giramondo

VITTORIO VENETO/MOSCA - Alessio Gava, professore giramondo, vive in Russia. Il 51enne vittoriese insegna matematica e fisica presso il liceo linguistico italiano “Italo Calvino” di Mosca. Gli abbiamo chiesto di parlarci dell’aria che si respira nella capitale dopo l’inizio del conflitto tra Russia e Ucraina.

 

Parliamo dei russi. Come stanno vivendo questa guerra?

Come hanno reagito all’inizio delle ostilità? Per rispondere ho dovuto chiedere esplicitamente, visto che la lingua costituisce un ostacolo insormontabile e la vita a Mosca scorre allo stesso modo in cui scorreva fino a qualche settimana fa. L’unico segnale di qualcosa che non va, o semplicemente di diverso, è il crollo del rublo nel giro di pochi giorni (al quale tuttavia, diversamente da quanto sta accadendo in Italia, non è per il momento seguito alcun aumento dei prezzi). Se le persone stanno commentando la vicenda in Ucraina, per strada, nei negozi o sui mezzi pubblici, non mi è dato sapere.

Ma tenderei a dire di no: sulla sempre utilizzatissima metropolitana l’attenzione della quasi totalità dei passeggeri è catturata per intero dall’immancabile smartphone, come in buona parte del resto del mondo; quando entri al supermercato, nei centri commerciali o nelle cliniche, vedi che le persone si comportano come prima, né più né meno. Per quanto mi riguarda, nulla in effetti è cambiato e capita di fare progetti a breve e medio termine senza che le notizie provenienti dai media o da colleghi e conoscenti interferiscano in alcun modo. Se fino ad una settimana fa, in sala insegnanti e nei corridoi, erano solamente gli italiani a commentare ciò che riportavano i giornali, tuttavia, ora lo fanno anche i russi; ma su sollecitazione degli italiani, va detto.

Un po’ per questo, un po’ perché ho interrogato esplicitamente persone che vivono qui da decenni, sono riuscito a farmi un’idea di come i russi stanno vivendo la situazione - ho chiesto perfino ad alcuni alunni russi; i quali, tra l’altro, hanno discusso con me in modo tranquillo e aperto in merito alle vicende attuali, quando io temevo invece di toccare un tasto troppo sensibile e possibilmente da evitare. In questo modo ho potuto verificare che esistono opinioni diverse rispetto a quanto sta accadendo e che questa pluralità di opinioni esiste anche su giornali, radio e tv, al di là di una sorta di controllo dei media che però si limita ad un ‘avvertimento’ agli utenti e non giunge a concretizzarsi in censura.

Essendovi opinioni distinte, non si può evidentemente generalizzare; sembrerebbe però emergere una volta di più una differenza tra ciò che pensano giovani e giovanissimi - molti dei quali affermano di non capire i motivi del conflitto, in particolare con un popolo così vicino e ‘fratello’, e sono quindi tendenzialmente più critici - e le persone con qualche anno in più, non necessariamente quelle anziane, più propense per varie ragioni ad appoggiare il governo. Chi ha vissuto la transizione degli ultimi venti/trent’anni di solito vede Putin come un padre della patria ed è incline a fidarsi e seguirlo, per quanto molti siano preoccupati per amici e parenti che vivono nelle zone del conflitto.

Come viene presentata la questione?

Esistono mezzi di informazione del tutto allineati con le posizioni governative, ma pure voci discordi, che hanno modo di esprimersi anche attraverso i media 'tradizionali' e non solo via internet e reti sociali. Nessuna necessità di mezzi clandestini, dunque, per chi la pensa diversamente. Certo, esiste molta propaganda. Ma quando si comincia a sperimentare la vita in paesi che sfuggono, almeno parzialmente, alla sfera d'influenza nordamericana, ci si rende conto di quanto questo valga anche per l'Italia. Siamo talmente immersi in un certo tipo di 'dottrina' - fin dal giorno in cui mettiamo piede in questo mondo, oserei dire - che a volte nemmeno le persone più critiche ed 'illuminate' si rendono conto fino in fondo della portata del condizionamento ideologico cui siamo costantemente sottoposti.

C’è qualche movimento “strano” lì a Mosca?

Ho risposto in precedenza e continuo a ripeterlo a tutti quelli - e sono tanti - che mi scrivono messaggi preoccupati dall'Italia e da altri paesi, chiedendomi come va qui (ne ricevo in continuazione). A Mosca si respira la stessa atmosfera di quando sono arrivato ad inizio novembre - con la differenza che ora si intravede finalmente il prossimo (speriamo) arrivo della primavera. So che in molti sono preoccupati per le persone care che vivono in Ucraina, altri lo sono per le conseguenze economiche del conflitto in corso, ma non si nota nulla di tutto questo. Però i cittadini statunitensi hanno ricevuto da qualche giorno un comunicato della loro ambasciata in Russia che li invita a tenersi pronti a lasciare il paese.

A noi italiani, oltre a fare una serie di raccomandazioni, l'ambasciata locale ha detto che si sta monitorando costantemente la situazione e che ambasciata e consolato sono pronti a fornire tutta l'assistenza che si rendesse necessaria. I 'movimenti strani', a Mosca, per ora si riducono a questo. Speriamo che non ne sorgano altri. Il nostro consolato sta comunque realizzando una sorta di censimento degli italiani presenti a Mosca, ufficialmente "per aggiornare la banca dati del Consolato Generale"; ma è chiaro che il momento non è casuale. Diciamo che una misura simile, per quanto opportuna, è sintomo di una situazione non proprio tranquilla.

Tu cosa intendi fare? 

Per il momento non intendo fare nulla, a parte naturalmente mantenermi informato e vigile. Lavoro per un'istituzione che è a stretto contatto con il consolato italiano e sono fiducioso circa il fatto che verremmo immediatamente allertati nel caso la situazione degenerasse. In quel caso, evidentemente, cercherei di rientrare in Italia. Mi pare tuttavia un'ipotesi talmente remota che non l'ho nemmeno presa in considerazione, in alcun momento. Naturalmente mi auguro di non sbagliare. L'esperienza a Mosca mi sta piacendo, la città ha molto da offrire, vorrei rimanerci quantomeno fino all’estate, al termine del contratto di lavoro attuale.

 


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