"Qui le città sono vuote, ti misurano la febbre all'entrata dei condomini"
La testimonianza dalla Cina di Edoardo De Bastiani, originario di Vittorio Veneto
VITTORIO VENETO - Città vuote e scarsità di mascherine e disinfettanti. Lo scenario creato dall’epidemia di coronavirus sembra quello di un film: anche se, come ci spiega chi sta vivendo la situazione “da vicino”, in Cina non è scattata la psicosi. Edoardo De Bastiani, musicista e graphic designer originario di Vittorio Veneto, vive in Cina da 12 anni, da 4 nella città di Shenzen.
Ora si trova in Taiwan, piccola nazione insulare a 180 km dalla Cina, dove – ammette - “la situazione è decisamente migliore”. “Ci sono tuttavia delle misure di prevenzione importanti, come il nuovo divieto di viaggio per i cittadini stranieri che sono stati nella Cina continentale negli ultimi 14 giorni. Divieto che dovrebbe entrare in vigore da oggi, venerdì 7 febbraio”, continua De Bastiani.
Il musicista, fino a pochi giorni fa, si trovava a Pechino, dove ha trovato un panorama fatto di desolazione: “Le città in Cina sono vuote. C’è da dire che durante il capodanno cinese le metropoli si svuotano comunque. Questo ha aiutato a rendere la situazione in città come Pechino ancora più surreale – riporta De Bastiani -. Le vacanze, che sono state estese dal governo, stanno finendo e la gente rientrerà nelle metropoli, ma probabilmente in questi giorni molti rimarranno nelle proprie case o comunque limiteranno i contatti con l’esterno”.
E anche in Cina, come nel resto del mondo, circolano le fake news, che non fanno altro che creare apprensione e disorientamento.
Ma i cinesi non si stanno facendo prendere dal panico: “Le fake news girano anche qui e di certo non aiutano, ma non c’è psicosi. C’è preoccupazione tra la popolazione per lo stato di incertezza sulla durata dell’emergenza, e sull’impatto che potrà avere sulla vita personale e su quella lavorativa”. Il governo, intanto, ha attuato misure di prevenzione drastiche per contenere la diffusione del virus. Per esempio a Pechino, che dista più di mille chilometri dall’epicentro Wuhan, ogni quartiere è controllato.
“Misurano la febbre all’entrata dei condomini – racconta De Bastiani -. Se devi andare a trovare qualcuno, oltre a misurarti la temperatura ti chiedono di lasciare i tuoi dati. Alcuni servizi di delivery sono sospesi e comunque i fattorini non possono più fare la consegna porta a porta. Il termometro elettronico viene utilizzato nella maggior parte dei servizi di trasporto pubblici”.
In Cina (ma anche in Taiwan) è però molto difficile trovare le mascherine, e anche il disinfettante scarseggia. Per evitare che la gente compri troppe mascherine e magari le rivenda a prezzo maggiorato, nelle farmacie di Taipei ora bisogna esibire la propria tessera sanitaria, e si ha diritto solo a 2 mascherine per settimana.
Nonostante tutto, però, De Bastiani mantiene un contegno “razionale” di fronte al problema: “Il virus ad oggi ha una mortalità inferiore al 3%. Mi comporto con più precauzione, ma non c’è motivo di aver paura”.