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18 aprile 2024

Oderzo Motta

"Il quarto stato" a Motta di Livenza: un tesoro dimenticato

Palazzo Giacomini conserva uno dei disegni preparatori del quadro simbolo del '900

| Gloria Girardini |

| Gloria Girardini |

Il quarto stato

MOTTA DI LIVENZA - Un tesoro nascosto e dimenticato dai mottensi e non solo, quello che risiede a Palazzo Giacomini a Motta di Livenza, un’opera riscoperta nel 1993: il disegno preparatorio del celeberrimo quadro “Il quarto stato”. Un’opera realizzata dall’artista piemontese Giuseppe Pellizza da Volpedo tra il 1898 e il 1901 e che rappresenta un gruppo di braccianti che marcia  in segno di protesta in una piazza. Il corteo avanza verso il visitatore con un incedere lento e solenne, come a suggerire un'inevitabile sensazione di vittoria: era proprio nelle intenzioni del Pellizza dare vita a «una massa di popolo, di lavoratori della terra, i quali intelligenti, forti, robusti, uniti, s'avanzano come fiumana travolgente ogni ostacolo che si frappone per raggiungere luogo ov'ella trova equilibrio”. Tre le figure in primo piano, due uomini e una donna con un bambino in braccio. Di questa ultima figura Motta di Livenza conserva un disegno preparatorio.

 

 

“La collezione Giacomini custodisce un capolavoro assoluto dell’arte dei primi anni del ‘900- ha spiegato Sergio Momesso conservatore della Fondazione Giacomini-un disegno preparatorio di un quadrosimbolo del '900 che si intitola "Il quarto stato". Uno dei lasciti di Antonio Giacomini che merita da solo la visita alla nostra sede in Borgo Aleandro. Un'opera che è giunta nelle mani di Giacomini nel 1920, in occasione della vendita di tutte le opere lasciate dal pittore Pellizza dopo la morte tragica nel 1907, per poi arrivare a Motta dove se ne perdono le tracce. Un disegno importantissimo perché studia la figura della donna con il bambino, una delle più affascinanti nella composizione dei personaggi”. Una figura femminile che Pellizza plasmò sulle fattezze della moglie Teresa, la donna viene rappresentata a piedi nudi e invita con un eloquente gesto i manifestanti a seguirla: la sensazione del movimento del corteo è percettibile attraverso le pieghe della sua veste.

 

Un’opera che dopo 10 anni di disegni preparatori ha visto finalmente la sua realizzazione. L’artista riprese in mano il dipinto, spinto dal brutale massacro di Bava-Beccaris a Milano avvenuto nel maggio del 1898 quando il generale Bava  durante i tumulti dei moti di Milano disperse la folla a colpi di cannone uccidendo oltre 80 persone. L’opera fu terminata nel 1901, un anno dopo l’uccisione di re Umberto I assassinato dall’anarchico Gaetano Bresci che dichiarò esplicitamente di aver voluto vendicare i morti del maggio di due anni prima e l'offesa della decorazione al criminale Bava fatta dal re. Il disegno riscoperto a Motta durante la riapertura della sede di Palazzo Giacomini è stato restaurato nel 1999. Un bene prezioso e unico di Motta di Livenza.

 


| modificato il:

Gloria Girardini

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