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19 aprile 2024

Vittorio Veneto

QUANDO LA VERGOGNA E' REATO

Il sindaco leghista invita a inveire. O a stare zitti?

| Emanuela Da Ros |

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| Emanuela Da Ros |

QUANDO LA VERGOGNA E' REATO

Vergogniamoci ancora.

Facciamolo collettivamente. Facciamolo perché, magari, porta bene.

Vergogniamoci di essere, di esistere, di dissentire, di dire la nostra. Di dire No, non sono mica d'accordo. Vergogniamoci.

Vergogniamoci. Perché se non lo facciamo noi, noi cittadini, noi giornalisti, noi che possiamo solo parlare e/o scrivere non lo fa nessuno.

Vergogniamoci noi perché le istituzioni non lo fanno. Anzi. Le istituzioni considerano il verbo "vergognarsi" un insulto.

Sì, sì: è chiaro: I politici che stanno sugli scranni più alti possono mandarsi a fare in culo e dirsi le peggiori offese del mondo in mondovisione. Ma se una cittadina (tale Ada) di Vittorio Veneto (una cittadina di nemmeno 30 mila abitanti) osa dire "Vergognatevi" in consiglio comunale, succede il pandemonio. Un fumeron, come si dice in dialetto veneto (un idioma per la cui conservazione il vicegovernatore Manzato ha appena speso 128mila euro e rotti). Succede un casin.

Succede che il sindaco vittoriese Gianantonio Da Re scriva al signor Procuratore della Repubblica di Treviso dott. Antonio Fojadelli una lettera aperta in cui dice di "essere rimasto sconcertato da questa condotta: il consiglio comunale è composto da persone democraticamente elette che svolgono un mandato per interesse civico. Nessuno lo fa per interesse personale, non certo per l’indennità lorda di 30 euro a seduta, e nessuno in un comune come Vittorio Veneto gode di indennità stratosferiche. E’ però una istituzione democratica, la cui onorabilità non può essere offesa, pena che in un qualsiasi momento, operando in seduta pubblica, si possa scatenare una gazzarra."

Secondo il sindaco Da Re l'imperativo  “Vergognatevi” è "offensivo per chi svolge il mandato come servizio e non come mezzo di sostentamento e lavoro" e il primo cittadino si sente di aggiungere:"Mi associo  anch’io al “vergognatevi!”, questa volta rivolto alla Procura di Treviso e ai giudici che non riconoscono i consigli comunali regolarmente eletti e non nominati, magari dopo aver letto il Corriere della Sera. Potrei invitare tutti i cittadini della Provincia ad entrare nei consigli comunali, per dissentire, inveire e quant’altro, consci che non succederà loro nulla."

Commenti? io non ne ho. Però prendo atto che il sindaco Da Re, che pure mi sta più simpatico di quell'antipatico del suo predecessore, invita  - ironicamente? - i cittadini a inveire. A dissentire apertamente sulle decisioni prese dalle pubbliche assemblee.

Lo stesso invito lo facevano Rosseau e Montesquieu prima della Rivoluzione francese.

Perché non dovremmo accettarlo noi che una rivoluzione (siamo passati dalla monarchia alla repubblica, anche se il rampollo monarchico canta a San Remo) l'abbiamo già fatta? Vergogniamoci. E inveiamo. Una buona volta.

 


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Emanuela Da Ros

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