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29 marzo 2024

Vittorio Veneto

Quando la terra tremò. E fece morti

In Cansiglio 80 anni fa un terremoto come quello del Centro Italia

| Emanuela Da Ros |

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| Emanuela Da Ros |

Quando la terra tremò. E fece morti

VITTORIO VENETO - La terra trema purtroppo, anche in queste ore. Le continue scosse che stanno devastando interi paesi del centro Italia, portando morte e distruzione nei cuori delle comunità e delle famiglie, colgono - come sempre - impreparati e dolenti.

Ma il terremoto - e questa è forse l’unica certezza che abbiamo - ha accompagnato da sempre la nostra storia. Tanto che nel Catalogue of strong earthquakes in Italy (il Catalogo dei più forti terremoti in Italia, dal 461 d.C. al 1997), è evidenziato un sisma che ci toccò molto da vicino.

Il terremoto di 80 anni fa in Cansiglio. Ottant’anni fa, nella notte tra il 18 e il 19 ottobre 1936, un’intensa scossa sismica di magnitudo 5.9 con epicentro nell’area del Cansiglio (in foto), compresa tra le attuali province di Treviso, Pordenone e Belluno, causò 19 morti e un numero imprecisato di feriti.

La scossa fu accompagnata da fortissimi boati in ogni località, specialmente nell’Alpago e a sud est del Cansiglio; furono notati anche fenomeni luminosi, dovuti, almeno in parte, a corti circuiti delle linee ad alta tensione delle centrali idroelettriche di Caneva e del Fadalto.

Il sisma ebbe i suoi massimi effetti a sud dell’altopiano: nei paesi di Fiaschetti, Stevenà e Villa di Villa, dove vi furono numerosi crolli totali e diffusi crolli parziali, che resero gran parte degli edifici inabitabili. Gravissimi danni avvennero anche a nord del Cansiglio, nella conca d’Alpago: il 70 per cento delle case divennero inagibili a Puos d’Alpago, Cornei e Villa.

Il terremoto causò il sollevamento di una parte del piazzale del municipio di Puos d’Alpago, dove si aprirono anche spaccature nel terreno; una grande frana avvenne a Ponte nelle Alpi. A Polcenigo si registrò l’aumento di livello e l’intorbidamento delle sorgenti del Livenza. Dal fondo del lago di Santa Croce esalarono sostanze gassose.

A Sacile, Vittorio Veneto e in altre località limitrofe vi furono crolli parziali e lesioni in gran parte delle abitazioni: nel comune di Vittorio Veneto i danni ammontarono a un milione di lire, in quelli di San Vendemiano e di Godega di Sant’Urbano a duecentomila lire. Gravi danni si verificarono anche a Conegliano, San Vito al Tagliamento e in altri 40 paesi veneti e friulani.

Interventi dello Stato. Allora il presidente del Consiglio dei ministri era Benito Mussolini, che il 19 ottobre inviò nei luoghi colpiti dal terremoto il capo di gabinetto del Ministero dei Lavori Pubblici, per organizzare e coordinare gli interventi.

In breve tempo si diede inizio alle operazioni per la tutela e la sicurezza degli abitanti dei paesi colpiti: furono puntellate tutte le case di una contrada di Godega; furono demolite quattro case a Sarmede e una parte pericolante del campanile di Belluno.

Dove fu avvertita la scossa. L’area di risentimento fu vasta: a Bolzano e a Venezia caddero addirittura vecchi intonaci e alcuni fumaioli. E le cronache dell’epoca riportano che in queste due città gli animali, nelle ore precedenti il sisma, fossero in preda a una forte agitazione.

La scossa fu avvertita inoltre a Trento, Padova, Trieste e, in generale, in tutto il nord Italia, in Slovenia, Austria e Svizzera; verso sud fu sentita fino nelle Marche meridionali e in Umbria.

Avvisaglie. La scossa del 18 ottobre fu preceduta da una scossa leggera avvertita, il giorno precedente, a San Vito al Tagliamento, Vittorio Veneto e Godega. Fu seguita poi da numerosissime repliche nei successivi cinque, sei mesi.

 


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