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28 marzo 2024

Treviso

Quando le aule sono vuote, meglio se i professori insegnano da casa

Una nota del ministero permette la didattica a distanza anche per gli insegnanti. Ma alcuni Dirigenti scolastici li vogliono comunque a scuola. E scoppia la polemica

| Roberto Grigoletto |

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| Roberto Grigoletto |

Quando le aule sono vuote, meglio se i professori insegnano da casa

TREVISO - Professori delle superiori obbligati dai loro Dirigenti - a loro volta costretti dal Ministero dell’Istruzione – ad andare a fare didattica a distanza in presenza. In classe. Ad aule vuote. Il passaggio consumato nella seconda parte di questa settimana dalla didattica digitale integrata (75% degli studenti a casa e 25% in presenza) alla DaD (tutti a casa), ha portato a galla molte incongruenze. E parecchie sconvenienze.

Qual è la ratio - si chiedono in molti - di una disposizione che obbliga migliaia di docenti a prendere un autobus (a proposito di “alleggerimento” del trasporto pubblico), per andare ad “assembrare” edifici scolastici dove non si troveranno fisicamente coloro che dovrebbero frequentarli, gli studenti? Si sono stimate dotazione e tenuta di fibra e rete per la connessione dei nostri istituti e valutato le ricadute pratiche della trasmissione in simultanea? Un ravvedimento operoso del ministro e dei “tecnici” del suo staff è quanto si augurano tutti, per primi gli stessi Dirigenti scolastici.

O forse basterebbe leggere attentamente la nota esplicativa del Dpcm datato 3 novembre, firmata dal capo dipartimento Bruschi, che sul punto recita: “Sul personale docente, anche ai sensi dell’ipotesi di CCNI (contratto collettivo nazionale sulla didattica digitale integrata in attesa di entrare a brevi in vigore, nd.r.) la dirigenza scolastica, nel rispetto delle deliberazioni degli organi collegiali nell’ambito del Piano didattica digitale integrata, adotta comunque ogni disposizione organizzativa atta a creare le migliori condizioni per l’erogazione della didattica in didattica digitale integrata anche autorizzando l’attività non in presenza, ove possibile e ove la prestazione lavorativa sia comunque erogata”. Obbligare i docenti a presentarsi in sede, a parlare davanti al pc esattamente come possono fare allo stesso identico modo da casa, è una interpretazione che incorre nel classico “errore di sbaglio”

Di questo si dicono convinti i sindacati della scuola, lo Snals di Treviso per primo: “Probabilmente i dirigenti hanno voluto dare una interpretazione estensiva al testo del Dpcm che in effetti prevede che a scuola siano presenti gli insegnanti di sostegno e quelli delle materie che prevedono i laboratori come nei professionali e nei tecnici” – spiega il segretario Salvatore Auci. Se però a parlare come ha parlato è il capo dipartimento del ministero, Bruschi, la seconda settimana della DaD dovrebbe riportare tutto come ai vecchi tempi del primo lockdown. Anche in zona gialla.

 


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Roberto Grigoletto

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