"Quando i giovani torneranno a riempire le piazze sarà ancora 2 giugno"
Compie 75 anni la Repubblica italiana. Ma per Giuliano Varnier, dell'Anpi, "è un anniversario con tante aspettative tradite".
TREVISO - Settantacinque anni: auguri Repubblica. Domani la festa, anniversario del referendum e inizio della storia repubblicana. Con una Costituzione nuova di zecca che non pochi Paesi al mondo continuano ad apprezzare. Frutto di una lotta per la libertà: la Resistenza. Ne abbiamo parlato con Giuliano Varnier, presidente provinciale dell’Anpi.
2 giugno 2021: 75 anni dopo...
Un 2 giugno con tanti problemi, tante aspettative deluse, tradite. Siamo molto lontani dalle aspettative di allora, di 75 anni fa. La vittoria sul fascismo, l’assemblea costituente. E poi la Costituzione del ‘48 che apriva un’era nuova. Basta guardare un filmato di Rai storia e si vede l’entusiasmo della gente, la grande partecipazione.
Malgrado l’Italia fosse appena uscita dalla guerra
C’era certamente la povertà, la mancanza del lavoro, ma si guardava avanti. C’era la convinzione che molte cose sarebbero cambiate. I partiti erano presenti, si scontravano anche duramente, ma dietro a loro, con loro, c’erano milioni di donne, di giovani, di popolo.
Perché poi le cose sono cambiate?
Queste lotte hanno attraversato decenni, gli anni sessanta e settanta. Gli operai, gli studenti e le importanti conquiste di quelle lotte. Poi c’è stato il ripiegamento. La presunta modernità, i partiti leggeri come piume. Ed è intervenuta la disaffezione di tanti.
Fino a giungere ai giorni nostri.
Guardiamoci in faccia: la partecipazione è confinata sui social e non solo a causa della pandemia. La scuola è a pezzi. Si prospetta con lo sblocco dei licenziamenti una vera catastrofe. Catastrofe già in atto comunque per molte categorie. I sindacati fanno quel che possono. Il lavoro autonomo sta pagando un prezzo altissimo. Molti non apriranno.
E le forze politiche non dicono e non riescono a fare come un tempo...
Chiamarle “forze” è un eufemismo. Le assemblee elettive? Al governo c’è un signore, sarà anche capace, ma che è lì perché c’è un fallimento della politica. Le assemblee regionali non contano niente. Ora ci sono i governatori tuttofare alla Zaia che odorano più di monarchia che di Repubblica. Ed è così anche nei comuni. Non è un quadro edificante. Pochi decidono, comandano. E comandano male.
Quindi un 2 giugno quello di domani distante non tanto in senso temporale.
Siamo ben lontani dalle aspettative del 2 giugno di 75 anni fa. E poi abbiamo alle porte una destra pericolosa che si alimenta di demagogia. Non sarà fascista ma ha connotati reazionari.
Speranze ne abbiamo?
Nonostante il quadro non sia confortevole occorre guardare ai tanti gruppi di giovani che lottano, spesso solo sui social purtroppo. Gruppi frammentati ma che parlano di ambiente, di qualità del lavoro e della scuola, di nuovi diritti. Su costoro occorre puntare, aver fiducia. Loro potranno essere la sorgente di un nuovo 2 giugno di partecipazione democratica. Quando queste ragazze e questi ragazzi decideranno di riempire le piazze reali e non solo quelle virtuali dei social, allora sarà ancora il 2 giugno della Repubblica e della Costituzione.