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29 marzo 2024

Treviso

Psicosi Coronavirus? Ecco perché non è colpa dei giornalisti

E’ sempre l’annosa questione del dito e della luna

| Roberto Silvestrin |

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| Roberto Silvestrin |

Psicosi Coronavirus? Ecco perché non è colpa dei giornalisti

Arrabbiarsi con giornali e giornalisti per la questione Coronavirus è un po’ come arrabbiarsi con il postino perché ci recapita una bolletta salata. E’ sempre l’annosa questione del dito e della luna. In questi giorni testate e giornalisti sono stati – ancora una volta, verrebbe da dire – presi di mira dal (solito?) mondo del web, e non sono mancate nemmeno le critiche dalla politica. Il motivo? “Fate terrorismo psicologico”, “parlate solo del virus”, “scatenate il panico tra la gente”.

 

E via con la condivisione di titoli più o meno altisonanti, con screen che metterebbero in evidenza presunte contraddizioni tra i vari titoli, esempi e controesempi di – ribadiamo, presunte – esagerazioni del fenomeno. E scatta, ovviamente, anche la “caccia al giornalista”. La cosiddetta emergenza Coronavirus è scattata una decina di giorni fa, e chiaramente tutti i giornali hanno aperto con i primi casi e i primi decessi legati al nuovo virus proveniente dalla Cina.

 

Che cosa avremmo dovuto fare? Non dare una notizia che abbiamo il dovere di rilanciare, una volta appurata la veridicità di quanto è stato trasmesso? Allora – altrettanto ovviamente – sarebbero arrivate accuse di complottismo o di sottovalutazione del fenomeno. Il problema sono i titoli? In realtà quello che dovrebbe interessare davvero sono i contenuti degli articoli.

 

Abbiamo esagerato con la portata della vicenda Coronavirus? Ma non è stato lo stesso Governatore del Veneto Luca Zaia a parlare, il 23 febbraio scorso, della “vicenda più grave” che si fosse trovato ad affrontare? Salvo poi ritrattare il tutto, qualche giorno dopo, accennando ad una “pandemia mediatica”. I cronisti di solito, per non dire sempre, si trovano a riportare le dichiarazioni delle autorità e dei politici.

 

Quindi, chi esagera cosa? Se le scuole chiudono, si comunica che le scuole vengono chiuse. I giornalisti non hanno le chiavi degli istituti, né – peraltro – il potere di emanare ordinanze. In certi casi ci si limita a rilanciare i dati forniti dalle agenzie di stampa o dalla autorità sanitarie. Si parla sempre di Coronavirus e non di altro? Beh, se di emergenza si tratta, pare logico che una grossa percentuale degli articoli sia dedicata al tema del momento.

 

D’altro canto, il giornalismo vive – nella maggior parte dei casi – di cronaca. Quindi che si fa? Si spera, non serve dirlo, che la cosiddetta emergenza passi presto, che la vita torni subito sui binari della normalità e che questo triste capitolo possa risolversi il prima possibile.

 

I giornalisti continueranno a fare il loro mestiere onestamente: se qualcuno farà dichiarazioni altisonanti, le riporteremo, se le scuole chiuderanno continueremo ad aggiornare le persone. Ma, per favore, non dateci la colpa se la gente va al supermercato e svuota gli scaffali.

 


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