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24 aprile 2024

Valdobbiadene Pieve di Soligo

"I PRETI PEDOFILI? ANDREBBERO FUCILATI E POI PROCESSATI"

Parole dal pulpito (della chiesa di Miane) di don Maurizio Dassiè

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MIANE - “Dio? Per un certo periodo l’ho considerato un Ufo o una bella favola. Ma anche oggi non mi sbilancio molto con lui perché il mio punto di riferimento è Gesù Cristo.”

Prendete questa dichiarazione e, per il momento, mettetela in stand by. Perché – d’accordo – a pronunciarla è un prete e magari non tutti i preti la sottoscriverebbero.

Ma il prete che – a suo tempo – ha considerato Dio un Ufo può colpirvi per ben altro. E non per la voglia di apparire, rompere gli sche(r)mi o far notizia.

Il prete che ha pronunciato quella frase è una delle persone più “garbatamente sottovoce” che possiate trovare in una società ciarliera e sbraitante.

Don Maurizio Dassiè (parroco di Miane: è di lui che parliamo) è un prete di 63 anni che si è fatto prete a 50 anni, dopo una vita di frontiera. E’ un intellettuale religioso, che ha studiato, lavorato, insegnato, si è messo al servizio degli altri e ha scelto di chiedere i voti sacerdotali “perché da laico non mi sarei mai sognato di non avere famiglia. E perché mi sono innamorato di Gesù Cristo e del Vangelo, e del grande messaggio umanizzante che trasmette”.

Insomma, tanto per essere chiari: l’intervista e il ritratto di don Maurizio Dassiè non sono stati un’idea sua. Il parroco di Miane non si è sottratto al nostro colloquio perché è troppo educato per farlo. Ma anche perché qualcosa da dire – secondo noi - ce l’ha davvero.

Don Maurizio, come si sta a Miane?

Dopo tre anni non ho ancora capito la mentalità di questo paese. La comunità è abbastanza sfilacciata: fatica ad accettare il foresto. Ho l’impressione che qui due teste insieme facciano tre idee, come succedeva agli ebrei.

Che rapporto ha con l’amministrazione leghista?

Ho un rapporto buono con le persone, a prescindere dalle loro idee.

Di fronte a slogan come “Fermiamo l’invasione” che pensa?

Che se non ci fosse quest’invasione la maggior parte delle fabbriche chiuderebbe. E comunque, se ci troviamo di fronte a situazioni di emergenza oggi, è perché in Italia, in passato, abbiamo avuto governi ignavi, senza gli attributi. E anche oggi c’è uno smarrimento di progettualità politica. Uno smarrimento culturale e etico, non cattolico in senso stretto. Comunque sono convinto che il popolo italiano ha il governo che si merita e che vuole. Che accetta con indifferenza.

E non parliamo del Veneto…Anche a causa dell’influenza del clero la filosofia del Veneto resta questa: Tasi, lavora, no sta pensar. La Chiesa, i politici, gli economisti vogliono sostanzialmente questo: che la gente non pensi e stia zitta.

E non c’è un modo per invertire la tendenza?

Ce n’è uno. La crisi in cui viviamo deve aggravarsi ancor di più; la Chiesa deve perdere ancora più consensi; i poveri devono diventare ancora più poveri…perché ora come ora chi è povero sta peggio e chi è ricco è più ricco di prima…Per invertire la tendenza dovremmo trovarci di fronte a una crisi che terremoti la scuola, che ne scuota il senso di responsabilità.

Che pensa della pedofilia nel clero?

Il 2010, anno sacerdotale, è l’anno dei preti pedofili. I preti pedofili per me andrebbero fucilati, scomunicati e processati. Non lo dichiaro qui. L’ho detto in chiesa. Dal pulpito. La pedofilia è il peggior crimine che possa compiere un prete. E’ un peccato più grave dell’eresia perché va a intaccare la vita di un bambino condizionandola per sempre.

Da laico ho seguito tre ragazzi vittime del dramma della pedofilia. Uno era stato violato da un prete, uno da un operaio e un altro da un capitano dell’esercito. Violare un ragazzino è squartarne l’anima.Dovrebbero pensarci gli industrialotti, anche locali, che vanno in Thailandia a fare del turismo sessuale…

La Chiesa è stata convincente nella lotta alla pedofilia?

Ci dovrebbe essere una tolleranza zero e la scomunica non solo per i preti pedofili ma per chi ne ha coperto i crimini. Per quelli che a Roma, in Vaticano, sapevano e hanno taciuto. Questo papa ha il merito di aver individuato tante responsabilità.

Non è lo stesso pontefice che ha messo al bando i preservativi in Africa?

In quel caso Benedetto XVI ha commesso un’ingenuità. In Africa sono gli stessi missionari a fornire i preservativi…E’ probabile che diverse persone in Africa contraggano l’Hiv per non aver usato il profilattico e che muoiano in seguito alla malattia, ma è certo che moltissimi altri esseri umani moriranno per le armi che Francia e Germania spediscono costantemente. Sarkozy e Merkel hanno criticato il pontefice per le sue dichiarazioni contro i preservativi senza dire che le armi fanno più vittime dell’Aids.

A proposito di politica e religione. Recentemente il governatore Zaia si è schierato contro la pillola abortiva Ru486. E non è la prima volta che la Lega sostiene il diritto alla vita in nome di un precetto cristiano…

Spesso le dichiarazioni dei politici sono funzionali ad avere…un voto in più. Mi risulta che Calderoli, il difensore della fede cattolica, sia sposato con rito celtico; che Bossi sia il pontefice del dio Po; che molti si fregino di essere i messia di Berlusconi. I politici si fanno paladini di una tradizione culturale impregnata di cristianesimo che con la fede vera ha poco a che vedere. La loro ideologia ha delle idee vagamente religiose. Niente di più.

Che pensa dell’aborto?

Sono contrario all’aborto. Ma sono favorevole al fatto che la persona o la coppia possa decidere. E comunque penso che più che su tale questione la Chiesa, il Vaticano, dovrebbe esprimere un’esplicita condanna verso la guerra.

In una sua intervista ho letto che, un tempo, per lei Dio era una sorta di Ufo…

E’ vero. Vengo da una famiglia di ampie vedute. Mia madre era molto credente, mio padre era un laico, un buon socialista che prendeva sul serio l’aiuto del prossimo. Mia nonna mi diceva: No sta badar i preti, quel che conta l’è la coscienza. In una famiglia così nessuno mi ha mai detto “Va’ a confessarti”. Io ho fatto la mia vita. Mi sono costruito con le mie mani. Ho avuto la fortuna di vivere tanto tempo lontano da Santa Romana Chiesa e poi ho voluto farmi prete. Perché mi sono innamorato del Vangelo, del suo messaggio umanizzante. E di Gesù Cristo, che è il mio datore di lavoro. Perché fare il prete oggi mi pareva la modalità migliore per realizzare in questo contesto quel poco che ho capito.

Una scelta coraggiosa, la sua.

No. E’ solo una sfida. In ogni caso io non voglio proseliti o discepoli. Vorrei che la gente pensasse con la propria testa. Che no la ghe ‘ndesse drio ai santoni…

Lei ha detto che si è fatto prete perché, da laico, non si sarebbe mai sognato di non avere famiglia. Possiamo dire che ora la sua famiglia siano i suoi parrocchiani?

No: Sarebbe un luogo comune.

La mia famiglia resta quella che mi ha cresciuto. I miei amici migliori restano quelli che ho perso. Uno in Congo e un altro in un incidente in montagna…

Quello a cui tengo è il rapporto con le persone. E’ offrire il mio bagaglio di vita.

Parentesi. Don Maurizio Dassiè, prima di diventare sacerdote ha lavorato coi detenuti, con gli zingari Scinti e Rom; ha insegnato al Cerletti e al liceo Flaminio di Vittorio Veneto. Quando lo andiamo a trovare a Miane, nella canonica dove è meglio non alzare le tapparelle che “sono un po’ vecchiotte e se le alzi rischiano di non tornare giù” diamo un’occhiata allo studio di don Maurizio. Lui si accorge che siamo quasi insolenti. Ma lascia fare. Cioè: ci fa guardare. Sulla scrivania questo prete tiene la Mistica d’amore di Alda Merini, il Tao della Fisica, un saggio dal titolo “La mente e la scienza della felicità” di Budda, un volume di Jung e uno sul Training autogeno. E una boccetta con i fiori di Bach: Rescue remedy. “Sta osservando i libri che leggo?”, mi chiede don Maurizio. E si risponde: “Sono testi che confermano che le teorie buddistiche hanno poco a che fare con quanto per anni ha sostenuto Santa Romana Chiesa o le nostre fisime…La sfida futura non è l’Islam: è il buddismo.”

Ma il messaggio di Budda si concilia con quello cristiano? Non sono due religioni diverse il buddismo e il cristianesimo?

All’inizio i cristiani erano considerati “uomini della via” come i buddisti. Il cristianesimo e il buddismo, in origine, erano due cammini di liberazione. Noi li abbiamo fatti diventare religioni.

Sia Gesù che Budda lanciano un medesimo messaggio di liberazione. Ma oggi la gente ha paura della libertà. Dovremmo tutti leggere Fromm e il suo saggio “Fuga dalla libertà” per comprenderci. Per liberarci. Anche da certe modalità della religione.

Emanuela Da Ros

 

 

 


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