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29 marzo 2024

Castelfranco

Il prete: ‘Chiudete la tivù e... datevi da fare’

L’invito-omelia, dopo 9 mesi, dà i suoi ...figli

| Emanuela Da Ros |

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| Emanuela Da Ros |

Il prete: ‘Chiudete la tivù e... datevi da fare’

CASTELLO DI GODEGO - Si chiama don Gerardo, non Cupido. Non ha le alucce sulla schiena, ma a volte (quando non è in jeans e felpina sportiva) indossa una stola che fa svolazzare sull’altare. E non scaglia dardi d’amore. Che non siano metaforici. In comune tra don Gerardo Giacometti, parroco di Castello di Godego, e l’amorino del pantheon mitologico non c’è moltissimo.

 

Eppure un parallelo esiste: don Gerardo fa innamorare i parrocchiani. Della vita. A tal punto, da spingerli a...far figli.

 

Il segreto? Sta nel telecomando. Più precisamente nel mettere il telecomando al bando. A latere di un’omelia pronunciata dall’altare della chiesa abbaziale di Castello di Godego la sera del 31 dicembre 2016 (più o meno - e guarda (il) caso - 9 mesi fa), don Gerardo ha detto ai fedeli ‘Spegnete la tivù e datevi da fare’.

 

Un invito che non aveva a che vedere col cenone. Ma - mica siamo volgari, no? - col lettone. Sorridendo, don Giacometti, che nelle ultime 24 ore ha conosciuto una notorietà che l’ha sorpreso, ricorda che alla fine dell’anno scorso, facendo il consueto bilancio tra i nati e i morti in parrocchia, si era reso conto che i funerali avevano superato i battesimi e che era ora di cambiare rotta.

 

Che poteva fare? Invitare i parrocchiani a stare lontano da quell’elettrodomestico che proprio non gli piace, per ripercorrere piaceri che avrebbero potuto sfociare in nuove nascite e invertire quel bilancio negativo. E a quanto pare la ‘parola’ del parroco è stata presa alla lettera: nel comune trevigiano quest’anno si è registrato un boom di nascite. 51 fino a oggi i battesimi (pure plurigemellari). “L’intenzione - spiega don Gerardo - era dare un po’ di fiducia alle persone. I risultati pare ci siano stati. E sorprendente è la notorietà che mi sono guadagnato senza volerlo."

 

Quanti anni ha, don Gerardo?

52

E quanti parrocchiani frequentano in genere la sua chiesa?

Tanti! Quando sono arrivato qui e ho visto questo chiesone enorme ho pensato: come farò a riempirlo? Invece alla messa domenicale delle 9 e mezza i banchi sono tutti occupati.

 

Quanti fedeli contiene la chiesa? Duecento?

No: almeno 700.

 

E quanti abitanti ha Castello?

Settemila.

 

Il 10 per cento dei castellani di Godego quindi va in chiesa regolarmente. E di questi tempi è già un successo. Per ascoltare omelie (il parroco, che è molto social, le posta pure sul suo sito) che prendono spunto da fatti o personaggi di cronaca, da letture mediatiche (è citato anche l’Espresso), da programmi tivù-spazzatura, per suscitare riflessioni che hanno a che vedere con l’amore verso Dio. “La fede - dice don Gerardo - è come l’autobus: fermate, salite e discese su un viaggio già fissato”.

 

Le bocciature. Ma dall’altare - più volte - è proprio la tivù a essere bocciata. ‘Giovani e ricchi - scrive don Gerardo - è un programma mandato in onda lunedì sera da Rai 2 in cui quattro rampolli dell’alta società hanno mostrato a chi fa fatica ad uscire per mangiare la pizza come si vive nel lusso sfrenato. Ecco, in televisione appare di tutto, ma ciò che sconcerta è che quel programma a notte fonda sia stato seguito da quasi un milione di persone. Italiani inebetiti che pagano il canone per raccogliere il distillato di demenza dei protagonisti del programma e di chi l’ha messo in onda. Fa’ attenzione al sovvertimento della vita e dei suoi valori perché rischi di essere prigioniero di una grande menzogna. L’inganno della ricchezza.

 

E avvisa il parroco: ‘Quale vita accendi? Quale programma continui a vedere? Sta attento a quello che passa nella TV del mondo, perché non si tratta di assistere a una trasmissione ma di tenere in piedi la vita.’

 

Anche Facebook viene visto come uno strumento utile ma pericoloso: ‘Gesù - dice don Gerado - non ci invita a fuggire le responsabilità ma ad allontanarci dalla spasmodica ricerca di visibilità e di considerazione: “Che bravo che sei!”. Perché? Non perché la gratificazione non sia importante, ma perché rischi di legare la tua identità, la tua verità e consistenza al giudizio degli altri. Una ricerca di rassicurazione che alla fine ti trasforma in un mendicante di affetto, di stima, di riconoscimento. Pensate a tutte le volte che cambiamo l’immagine di profilo su Fb o inseriamo le nostre foto contando i like che arrivano. E se non arrivano, che succede? Tu vali di meno? ….Vai all’ultimo posto: fai vedere che vali perché sei e non perché ci fai.

Sono davvero da bocciare i social, don Gerardo?

No, affatto. Sono da monitorare. La loro dipendenza nei loro confronti tutto sommato riguarda più gli adulti che i ragazzi.

 


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Emanuela Da Ros

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