E' polemica sul mercato di Conegliano: "A noi negozianti fanno le multe, e poi vedi queste cose"
Lo sfogo di Patrizia Loberto: "Al mercato cestoni rovistati da tutti e niente distanze"
CONEGLIANO - C’è rabbia nelle parole di Patrizia Loberto, gestore del negozio Stefanel in Corte delle Rose e presidente di Conegliano in Cima. Perché vede una città e un paese spaccati in due, le cui metà corrono a velocità completamente diverse. E così si è sfogata, attraverso un post su Facebook, dopo aver visto la situazione creatasi al tradizionale mercato del venerdì in centro città.
“Sono avvilita, noi abbiamo riaperto i nostri negozi con tanta fatica, con il dispenser per lavarsi le mani, la riga per il metro di distanza, il plexiglas per la gente che viene a pagare, abbiamo i guanti e il gel”, ha poi dichiarato. “Stamattina sono arrivata al mercato, non visto un dosatore in nessuna bancarella – continua -. Ci sono i cestoni rovistati da tutti, non ci sono distanze, entrate e uscite. Mi sembra il mercato che c’era prima del Covid-19”.
Questa mattina le vie del centro, complice una bella giornata di sole, si sono riempite: tante persone tra le bancarelle, gran parte delle quali – va detto – indossavano la mascherina. Loberto però si sente in qualche modo svantaggiata, costretta com’è a rispettare tutta una serie di regole anti-contagio e a rischiare sanzioni in caso di mancata osservanza delle misure.
“Noi dobbiamo seguire queste regole, altrimenti arriva il vigile e ci caccia la multa – si sfoga la commerciante -. Non è che il Covid-19 esista dal lunedì al giovedì, salti il venerdì e ci sia di nuovo il sabato e la domenica. Se il venerdì non c’è il Covid-19 allora tolgo il dispenser, sto senza mascherina, apro la porta e faccio nel mio negozio come se fossi al mercato. Poi vediamo a che sanzioni vado incontro”.
Le stesse difficoltà Loberto le ha incontrate, da presidente di Conegliano in Cima, per la realizzazione degli eventi. Per organizzarli, dice lei, “diventi matto”.
“Dobbiamo usare la mascherina, tenere le distanze e pensare al nostro futuro, perché se domani c’è una ricaduta chiudiamo tutti. E poi vedi queste cose – aggiunge, riferendosi sempre al mercato -, a me non sta bene. Io porto rispetto per i miei clienti e per la società, e la società deve portare rispetto per me. Perché quando noi negozi cominceremo a chiudere le luci, vedremo cosa succederà alla città”.
E quindi arriva l’appello: “Ci vogliono controlli e un numero massimo di persone anche al mercato”.