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28 marzo 2024

Castelfranco

La pittura armonica di Fabio Basso in mostra a Castelfranco

Nella sua "poesia del paesaggio", Fabio Basso raffigura luoghi iconici della campagna trevigiana, in particolare le risorgive dove nasce il Sile.

| Leonardo Sernagiotto |

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| Leonardo Sernagiotto |

Fabio Basso

CASTELFRANCO - «Per realizzare i miei quadri utilizzo dei pennelli giapponesi: per me il dipingere è diventato una sorta di scrittura. Lascio andare la mano, in un fluire armonico». Fabio Basso, nato nel 1956 a Vedelago ma residente da oltre trent’anni a Castelfranco, riassume il suo modus operandi nel campo della pittura, nel quale è entrato dopo una formazione da grafico e fotografo, ma con l’amore per il disegno che l’ha accompagnato da sempre.

Lo incontriamo presso lo “spazio Mariuz”, in via Garibaldi dentro le mura di Castelfranco, dove Basso ha allestito la sua esposizione fino al 31 dicembre. Circondato da tele raffiguranti soprattutto la campagna veneta, tra alberi, campi, fiori, ruscelli e in particolare i luoghi dove sorge il fiume Sile, Fabio Basso racconta il suo rapporto con la Natura, al contempo musa e modella delle sue opere: «Dipingere la Natura è diventato un tipo di meditazione. La natura coinvolge tutti, è la nostra Madre, dalla quale ci siamo allontanati in questo periodo storico e di cui ci siamo dimenticati di essere figli. Dipingere le risorgive del Sile è anche un modo per ricongiungersi con qualcosa che ci ha dato origine».

Quello che colpisce dalle tele di Basso è la completa assenza dell’uomo e di tutti gli elementi antropici: «Sono luoghi incontaminati nel rapporto con l’umano, che si propagano in una dimensione che potremmo definire “cosmica” e che hanno una musicalità molto particolare. Questa assenza di “umanità” ha la capacità di riportarci a un qualche cosa di primordiale, che noi abbiamo scordato».

Avvicinandosi ai quadri di Fabio Basso, si scorgono intrecci di segni che appaiono astratti, ma che, una volta posizionati a una certa distanza dal dipinto, compongono la figura “realistica”, in un delicato equilibrio armonico. Questa caratteristica è dettata dall’importanza che ha per Fabio Basso l’atto del disegnare, reso ancora più fluido dall’utilizzo di pennelli giapponesi e di colori acrilici, che rendono i suoi quadri un insieme di segni calligrafici: «Quando realizzo le mie tele cerco di andare oltre l’immagine: la trascendo, non vedo più quello che sto dipingendo, ma le forme che la luce tesse e in che modo le compone. Nei miei dipinti offro degli stimoli che possono essere letti in maniera soggettiva da chi osserva».

 


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Leonardo Sernagiotto

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