04 dicembre 2024
Categoria: Spettacolo - Tags: giorno memoria, olocausto, televisione, cinema, schindler's list, il bambino con il pigiama a righe, ebrei, shoah, genocidio, religione, film
Silvia Albrizio | commenti |
A distanza di una settimana dal Giorno della Memoria, la sensazione è che sia diventata una di quelle puntuali ricorrenze mediatiche da timbrare sul cartellino e di cui ci si dimenticherà fino all’anno successivo.
Intendiamoci, è giusto e doveroso fermarsi a riflettere sulle atrocità di cui l’umanità si è macchiata durante la seconda Guerra Mondiale e il 27 gennaio rimane una giornata obbligatoria su cui ragionare e su cui versare le lacrime più amare in nome dei milioni di persone uccise.
Il rischio tuttavia è che si trasformi in una tappa obbligata sino a diventare contenitore vuoto permeato nel tempo, anno dopo anno, solo di retorica e pietismo.
Non basta, per esempio, che la televisione trasformi i suoi palinsesti con la messa in onda dei soliti “Schinder’s list” o “Il bambino con il pigiama a righe” per dare un senso alla giornata.
Non bastano più le tragiche immagini in bianco e nero dei campi di concentramento da cui ci guardano gli occhi spenti e disperati degli ebrei rinchiusi e marchiati come bestie.
La verità è che per non dimenticare ciò che è stato è necessario un lavoro quotidiano, faticoso, duro.
Sono necessarie politiche diverse, autori televisivi meno pigri, spettatori meno passivi. Il resto lo farebbe una buona e puntuale revisione, annuale, proprio il 27 gennaio, di ciò che è stato fatto per allontanarsi il più possibile da quel punto della storia. Ricordare non è uno sforzo troppo difficile per i media: basta un film, dicono. Eppure ricordare davvero presenta uno sforzo mnemonico allenabile proprio lavorandoci sempre, perfezionando la società con un progetto pratico. È allora che queste date acquistano senso: a cosa serve che il telegiornale ci ricordi il numero delle persone uccise nei campi di sterminio se non ci ricordiamo le cause primarie di tale evento? Se nessuno ci ricorda le atmosfere e i pensieri di chi, prima dello scoppio della Guerra, sentiva la paura e lo schifo nei confronti del diverso, sensazioni troppo simili a quelle odierne?
Ecco che così il 27 gennaio può trovare un ruolo più alto rispetto quello di essere mera rassegna cinematografica sul tema. Ma bisogna lavorarci subito. Adesso.
Silvia Albrizio
Ha studiato cinema e televisione e ne scrive sulla carta e online. Readymade è il risultato pronto all’uso delle sue riflessioni su questi ed altri media
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