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28 marzo 2024

Treviso

A piedi nudi nella non-moschea

Due bengalesi dell'Associazione Culturale Asiatica aprono le porte del centro islamico di Solighetto

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L'atrio sembra un po' una scarpiera. O l'ingresso delle nostre case quando torniamo stanchi dal lavoro. Nell'atrio troviamo solo scarpe appaiate e dimenticate. Ed è lì che lasciamo anche le nostre, per entrare all'interno del centro culturale islamico di Solighetto, quello che i bengalesi che lo gestiscono, chiamano "biblioteca".
La "biblioteca" è un grande ambiente vuoto, il cui pavimento è coperto da un parquet verde e da qualche tappeto. In realtà è un ex negozio di abbigliamento, situato al piano terra di una villetta a due piani, simile a tante altre di Solighetto.
Per affittare questo negozio che non è più un negozio, l'associazione culturale asiatica (che ha formalizzato la sua nascita qualche anno fa presso un notaio di Bassano) sborsa al proprietario 800 euro al mese più le spede di riscaldamento. Una cifra che i bengalesi pagano di tasca propria visto che "il Comune non ci dà alcun contributo" dice Monzoo Rahman, presidente del sodalizio.Ma che cosa ci fanno in "biblioteca" questi islamici (guardati un po', ma solo un po', con diffidenza dai Solighesi)? "In realtà leggiamo - spiega Rahman - libri di storia, libri biografici sui seguaci del Profeta. E poi insegnamo ai nostri figli l'arabo, perché altrimenti lo dimenticherebbero. Sono sopratutto i bambini a venire qui". Ma questa non dunque una moschea? "Niente affatto. Capita che siamo qui all'ora della preghiera (per esempio alle cinque della sera) ci inginocchiamo a pregare, ma succede raramente. Noi una moschea però la vorremmo visto che gli immigrati dal Bangladesh sono nel Solighese oltre 1500."

 



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