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19 aprile 2024

Treviso

Pasticcerie chiuse: "Fateci riaprire, non siamo caffetterie”

Lo sfogo di Alessandro Ardizzoni dell'omonima pasticceria di Treviso: "Ci sono attività aperte che vendono i nostri stessi prodotti"

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pasticceria Ardizzoni Treviso

TREVISO - “Pasticcerie costrette ad abbassare le serrande, ma panifici-pasticcerie aperti. Perché?” Lo sfogo arriva da Alessandro Ardizzoni, titolare l’omonima e famosa pasticceria di Treviso Ardizzoni che in un lungo post su Facebook chiede la riapertura del settore per Pasqua.

“Questo 2020 sarà una cicatrice che ci porteremo tutti addosso per gli anni a venire. Una cicatrice fatta di dolore, angoscia, lutti, incertezza per il futuro, costrizione, distanziamento sociale, mascherine, abnegazione. La necessità di andare comunque avanti mi spinge a questa riflessione - scrive Ardizzoni - In realtà è un dubbio che mi assale dall'11 marzo, giorno di promulgazione del decreto del governo: ma le pasticcerie sono state fatte chiudere perché le hanno confuse con le caffetterie?”.

Il fatto di averle incluse nella stessa categoria di bar e caffetterie ne ha imposto la chiusura e il blocco di vendere colombe pasquali, pasticcini freschi e uova di Pasqua. “In questo caso si è trattato di sancire la condanna alla chiusura o, nella migliore delle ipotesi, al ridimensionamento di migliaia di attività come la mia”.

“L’articolo 2 del decreto indica che sono sospese le attività dei servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie)
mentre lascia operativi i negozi di commercio al dettaglio di prodotti alimentari, bevande e tabacco in esercizi specializzati, quindi macellerie, panifici, drogherie, gastronomie, pastifici e altre meravigliose attività artigianali che fanno grande il nostro paese”, prosegue Ardizzoni. “E’ evidente che la vendita di prodotti in queste attività è sovrapponibile a quella delle pasticcerie, e penso anche che i dolci siano beni di prima necessità, forse non per il corpo, ma sicuramente lo sono per lo spirito”.


“Oltretutto il fatto di non discriminare tra caffetteria e pasticceria non si spiega. Poi ci sono casi di panifici-pasticceria-caffetteria che, pur chiudendo la parte caffetteria, continuano a vendere pane e pasticceria fresca. O i bar-tabacchi che continuano a vendere i tabacchi tenendo chiuso il bar”. Ecco perché i pasticceri chiedono di poter lavorare e riaprire in vista della Pasqua. Nel frattempo le pasticcerie che riescono continuano a portare un pò di dolcezza nelle case dei trevigiani con le consegne a domicilio.

 


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