Pasqua con i dolci della tradizione

Nonostante l'emergenza, non c’è festa senza tavola imbandita

| Giampiero Rorato |

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Giampiero Rorato | commenti |

TREVISO - Siamo ancora bersagliati da questo terribile coronavirus che ci costringe in casa, tuttavia questa situazione poco bella non ci obbliga a privarci di ciò che la storia, la cultura e la tradizione ci hanno lasciato in eredita.

Suonano ancora le campane a festa ma le chiese, per ordine governativo, restano chiuse, perché la Chiesa non dimentica l’invito del Signore: “Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio” (Matteo 22, 15-21) e Cesare, lo Stato, ha disposto che anche a Pasqua le chiese siano chiuse.

Ma ci sono altri modi per celebrare religiosamente la solennità della Pasqua cristiana, che per diversi aspetti coincide con la festa ebraica, la festa di Pesach, che ricorda la liberazione degli Ebrei dall’Egitto. Ci sono, per i cristiani, le televisioni collegate con la Basilica di San Pietro a Roma e con le nostre cattedrali e le nostre chiese che ci aiutano a vivere secondo l’insegnamento di Gesù.

E poiché non c’è festa senza tavola imbandita, quest’anno mi soffermo un po’ sui dolci pasquali. Nel Triveneto ce ne sono diversi, oltre alla Focaccia e alla Colomba e cioè Gubane, Pinze, Presniz e Putizze in Friuli Venezia Giulia; Corone, Torte delle rose e Fiadoni in Trentino Alto Adige.

Nel Trevigiano il dolce pasquale tradizionale è la Focaccia o Fugassa nella parlata locale. È un dolce antichissimo, le cui origini risalgono alle prime feste di Pasqua celebrate pubblicamente, dopo l’editto di Costantino del 313 che dava libertà di culto ai cristiani ed altro non era, in origine, che un bel pane grande, nel cui impasto venivano aggiunte uova, burro e zucchero, quindi l’impasto veniva cotto in forno.

Ci vollero secoli perché l’antico dolce nato sul finire dell’Impero Romano raggiungesse le raffinatezze che oggi conosciamo e proprio perché vi hanno messo le mani importanti pasticceri e anche industrie dolciarie le Focacce d’oggi non sono tutte uguale, anche se hanno i medesimi ingredienti di base.

Le ricette attuali, infatti, oltre a farina, uova, burro e zucchero, possono essere variamente aromatizzate con marsala, cedro, vaniglia o altro ancora, e ricoperte di granelli di zucchero, cosa che in passato non esisteva.

L’altro dolce pasquale oggi di moda è la Colomba, la cui storia ha meno di cent’anni. Negli anni 30 del secolo scorso Angelo Motta aveva lanciato il panettone alla milanese che ben conosciamo e passata la feste le sue macchine rimasero ferme. Il suo amico Dino Villani (1898 – Milano1989), famoso un pubblicitario, pittore, incisore e critico d'arte italiano, gli suggerì allora di preparare nel suo laboratorio milanese un dolce per Pasqua e nacque così la colomba, simbolo di pace, un dolce ripreso alla fine della guerra, nel 1944 da Angelo Vergani che fece conoscere al mondo questo nuovo dolce milanese.

Questa, in breve, la storia dei due dolci pasquali più diffusi nel Trevigiano e nel Veneto, ma questa volta non diamo le ricette perché realizzarli in casa è abbastanza difficile, per cui è meglio acquistarli dai nostri panettieri e pasticceri artigiani che sono di gran lunga migliori di quelli. industriali,

E che la festa di Pasqua ci apra la porta verso un futuro migliore.
 

 



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