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29 marzo 2024

Castelfranco

Il paragone tra donne e cavalli accende la discussione sulla violenza di genere

In risposta ad un post di Luca Zaia, la consigliere Serena Stangherlin punta il dito sul linguaggio come prima forma di violenza di genere, venendo tuttavia criticata da Gessica Notaro.

| Leonardo Sernagiotto |

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| Leonardo Sernagiotto |

A sinistra: Luca Zaia e Gessica Notaro; a destra: Serena Stangherlin

CASTELFRANCO - «Oggi a Fieracavalli Verona ho incontrato Gessica Notaro ed ho scoperto tra l'altro che coltiva la mia stessa passione per i cavalli andalusi e spagnoli in generale. Animali eleganti ma molto forti e resistenti, come tutte le donne che come Gessica chiedono di avere giustizia per quanto hanno passato».

Sono le parole apparse sul profilo Facebook di Luca Zaia, che hanno sollevato un acceso botta-e-risposta a livello social, dopo che Serena Stangherlin, consigliere comunale di Castelfranco, aveva espresso il proprio disappunto sul linguaggio utilizzato dal presidente della Regione Veneto, nel paragonare la razza equina all mondo femminile.

Secondo Serena Stangherlin, in prima linea per la costituzione della commissione Pari Opportunità nella città del Giorgione, alla base di un commento che potrebbe sembrare innocuo si celerebbe una mentalità ancora pervicacemente maschilista, che concepisce il mondo femminile come un’alterità subalterna. «In frasi come queste si nasconde il germe della discriminazione e della violenza di genere: il considerare la donna quasi un essere inferiore, da paragonare a un animale, pensando addirittura che possa sentirsi gratificata e valorizzata da definizioni di questo tipo, perché accompagnate da aggettivi in accezione positiva».

Nonostante non fosse stata citata dall’intervento di Stangherlin, Gessica Notaro, giovane donna di 32 anni che da 5 anni combatte contro i danni fisici e psicologici causati dall’aggressione con l’acido subita dal suo ex-compagno, ha voluto rispondere con un video, ripreso e condiviso dal presidente Zaia. Nel filmato, Gessica si dichiarava di non sentirsi in alcun modo offesa dal post di Zaia e bollava come «stupidaggini» le dichiarazioni di Serena Stangherlin, accusandola di cercare visibilità a ridosso del 25 novembre, Giornata mondiale contro la violenza sulle donne.

La consigliere di Castelfranco ha a sua volta pubblicato un video in cui faceva chiarezza sull’accaduto, specificando che non vi era nessuna pretesa di difendere la signora Notaro, ma di sottolineare i pericoli dell’oggettivazione del corpo femminile e soprattutto il problema di tipo culturale esistente in Italia, emerso in maniera lampante dai commenti, non certo eleganti, che moltissimi utenti hanno scritto in risposta al video di Gessica Notaro.

Ci sia concessa una breve riflessione sull’argomento. Il linguaggio verbale è alla base della nostra rappresentazione del mondo ed è, di conseguenza, lo specchio della mentalità di chi lo produce. L’utilizzo di un determinato lessico o vocabolario riferito a specifici gruppi sociali o di genere trasmette un messaggio che non è mai neutro, anche quando esso sembra innocuo. Tra le forme più frequentemente utilizzate per negare a persone o gruppi la dignità c’è la cosiddetta “animalizzazione”: agli individui assimilati ad animali viene attribuita una natura irrazionale, istintiva e mancante di autocontrollo, senza la possibilità di un riscatto culturale. Un esempio tra i tanti possibili: tra gli epiteti spregiativi con i quali sono indicati gli italiani, vi è il tedesco “Spaghettifresser” (mangia-spaghetti), dove il verbo “fressen” si usa per gli animali.

Con le parole della psicologa Chiara Volpato: «I gruppi sociali di volta in volta esclusi dalla pienezza dell’umano, come donne e popoli barbari, sono sottoposti a trattamenti che dipendono dalla percezione della loro pericolosità. Quando sono paragonati ad animali domestici diventano oggetto di atteggiamenti paternalistici e di azioni di sfruttamento; quando sono paragonati ad animali selvaggi sono considerati nocivi e quindi disprezzati, repressi, sterminati». Azioni di emarginazione e violenza di genere non nascono dunque dal nulla, ma sono le manifestazioni più estreme di una mentalità e di una cultura prevaricatrice, di cui il linguaggio non è che il presupposto.

 


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Leonardo Sernagiotto

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