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28 marzo 2024

Vittorio Veneto

Operazione derivati: «Nessun rischio dafault»

L’esperto tranquillizza i cittadini, ma ai consiglieri di minoranza rimangono tanti dubbi

| Claudia Borsoi |

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| Claudia Borsoi |

VITTORIO VENETO – L’operazione derivati sottoscritta dal comune di Vittorio Veneto il 29 dicembre 2005 «è coerente con la normativa in vigore a quel tempo, non ci sono rischi nascosti all’interno dell’operazione e il rapporto costi-guadagno di Banca Intesa sono coerenti». Così il consulente esterno del comune, il dott. Giorgio Bomben, responsabile finanziario di aziende e istituti bancari, ieri sera in consiglio comunale ha cercato di tranquillizzare i consiglieri comunali, in particolar modo quelli di minoranza, sull’operazione siglata dal comune con Banca Intesa.

 

«Questa operazione – ha affermato in aula Bomben, illustrando la sua relazione – non comporta alcun rischio di tasso o altri rischi finanziari, ma viene allungata la vita finanziaria residua dei mutui presi in considerazione attraverso la rimodulazione delle rate».

 

Perché non ci sono rischi finanziari? «Indipendentemente dall’andamento della curva dei tassi di interesse o di altre variabili finanziarie – ha spiegato Bomben – la banca e il comune hanno prestabilito lo scambio di flussi di denaro». Questi derivati, ha poi semplificato l’esperto, altro non sono che un mutuo con un tasso fisso, mutuo che sarà estinto dal comune nel 2024. «Il costo effettivo di questo finanziamento è pari al 4,60%, un tasso coerente con quelli di mercato al momento della stipula del contratto di swap» ha aggiunto l’esperto. Tra i benefici la riduzione del costo complessivo dei mutui oggetto di rimodulazione e l’allungamento della durata media dei mutui. Un’operazione, ha evidenziato, vantaggiosa per il comune: «Solo Banca Intesa a suo tempo aveva presentato un’offerta di finanziamento, mentre altre banche si erano rifiutate – ha chiuso Bomben -. Chi rischia in questa operazione è Banca Intesa, non il comune».

 

L’assessore al bilancio Antonella Caldart ha evidenziato nel suo intervento come con questa operazione il debito pro capite che nel 1999 ammontava a 645,85 euro, nel 2016 diminuirà del 44,21%, passando a 285,58 euro a cittadino, oltre al fatto che, se nel 1999 l’amministrazione aveva ereditato un debito di 18.695.448,81 euro, lascerà alla futura amministrazione nel 2014 un debito di 11.489.637,81 euro.

 

La relazione dell’esperto finanziario non è però riuscita a sciogliere i tanti dubbi dei consiglieri di minoranza, in primis quelli del consigliere Giorgio De Bastiani (PdL) che aveva proposto l’istituzione di un tavolo tecnico con contradditorio sulla questione derivati e che, anche ieri sera, è stata cassata dall’amministrazione Da Re. «E’ stato confermato dal tecnico, contrariamente a quanto ripetutamente affermato e certificato dagli attuali revisori dei conti e dal sindaco, che l'operazione è un derivato – evidenzia De Bastiani -. Ed è anche emerso per la prima volta che in questa operazione ci sono dei costi occulti, mai esplicitati e dichiarati da nessuno, costi che si avvicinano a detta del tecnico attorno al mezzo milione di euro. La banca non ha mai fornito questo dato e l’amministrazione non lo ha mai preteso».

 

Per De Bastiani le parole di Bomben non hanno chiarito un punto: se l’operazione era ed è economicamente equa per la città. «Di fatto, alla mia richiesta se era congruo e equo che i cittadini vittoriesi alla fine dell'operazione vengano a pagare il 67,7% in più rispetto a quanto incassato, non c'è stata risposta».

 

Rimangono quindi ancora molti i dubbi sull’operazione chiusa dal comune. Dubbi che secondo il consigliere De Bastiani potrebbero essere sciolti solo da un tavolo tecnico e di confronto fra più esperti e con una persona super partes garante della correttezza giuridico amministrativa.

 



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Claudia Borsoi

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