29/03/2024pioggia debole

30/03/2024pioggia debole

31/03/2024pioggia debole e schiarite

29 marzo 2024

Treviso

Nulla sarà mai più come prima: è finita l’epoca in cui davamo la pace per scontata?

EDITORIALE - Di sicuro il paradigma politico è cambiato

| Ingrid Feltrin Jefwa |

immagine dell'autore

| Ingrid Feltrin Jefwa |

bandiera della pace

EDITORIALE - Ciò di cui eravamo persuasi fino a pochi giorni fa non ha più alcun senso. I discorsi che sento, i commenti che leggo, ispirati a dietrologie sono assolutamente fuori luogo, quasi patetici. A cosa serve, discutendo dell’invasione in Ucraina, ricordare le malefatte USA? Forse lo stilare la classifica dello “stato più canaglia del mondo” cambia qualcosa? Sia chiaro, non esistono stati immacolati e puri, nemmeno la nostra Italia può impersonificare il candore: la storia purtroppo conferma che anche noi abbiamo commesso atrocità e iniquità.

Tutti hanno colpe e innumerevoli scheletri nell’armadio, nessuno e scevro da responsabilità, perché in tempi vicini o storicamente più lontani, ogni paese ha ceduo (chi più e chi meno) alle lusinghe delle armi e alla logica del sopraffare chi è più debole, con la violenza.

Ora la questione è diversa e riguarda in particolare le nostre convinzioni più profonde di europei, di italiani. Dalla fine del secondo conflitto mondiale, nel 1945, abbiamo progressivamente maturato l'idea di essere immuni ad un nuovo conflitto. Si, certo, quando c’era la cortina di ferro, il timore di una guerra nucleare ci ha più volte sfiorati ma di fatto, per lungo tempo, abbiamo pensato che la guerra riguardasse altri, terre lontane, popoli talvolta sconosciuti e che ispiravano all’italiano medio limitati sentimenti di fratellanza.

La nascita dell’Unione Europea, pur con tutti i suoi limiti, ci aveva indotto a pensare che certe cose qui non potessero succedere. Convinzione rafforzata dalla caduta del muro di Berlino: un’epoca era finita, gli ideali che avevano animato intere generazioni era decaduti. Nemmeno la guerra nell’ex Jugoslavia, ci aveva di fatto preoccupato tanto: dei vicini di casa che però erano sempre stati riservati e che dopo tutto, nonostante le drammatiche notizia che ci giungevano da quel conflitto, litigavano tra di loro.

Beh, questa volta le cose sono andate in maniera ben diversa. È stata violata la sovranità di uno stato nel cuore dell’Europa. Uno stato certo che era in disaccordo con la Russia ma che di sicuro non aveva in animo di oltrepassare il confine, armi in pugno, per far valere le sue ragioni. In parole povere stiamo parlando del diritto di autodeterminazione dei popoli, perchè se non è stata rispettata quella degli ucraini c’è il rischio concreto che possa toccare ad altri.

Non trascorrono 24 ore dall’entrata della Russia nel suolo ucraino che la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova (ovviamente parlando a nome del presidente Vladimir Putin) minaccia di conseguenze militari Svezia e Finlandia, qualora entrassero a far parte della Nato. Frasi che pesano come macigni ma soprattutto che solo per essere state pronunciate sembrano quasi surreali.

Ma come? Le guerre non erano forse quelle cose orribili che riguardavano gli altri? Noi europei, memori della follia nazista non avremmo mai più dovuto affrontare simili eventualità, che da tempo appartengono soprattutto ai paesi in via di sviluppo, per i quali certo un po’ ci dispiace, salvo poi (da parte di qualcuno) minacciare di sparare con i cannoni ad eventuali profughi che per mettersi in salvo dai conflitti, osino “invaderci” con i barconi, sporcando quest’aura meravigliosa e algida di privilegiati che pensavamo di avere ma ciò che è peggio di meritare.

Notizia dell’ultim’ora, nessuno e immune dal male, dalla violenza, dalla guerra e anche se per anni qualcuno ha cullato la convinzione di essere in un luogo che gli consentiva di guardare dall’altro il resto del mondo sofferente, si sbagliava di grosso.

Questo lungo e probabilmente un po’ noioso preambolo, per ribadire che la sovranità di un popolo è sacra e che l’Ucraina non andava violata per scelte poco gradite a Mosca, perché in questo modo si è creato un precedente che cambia le regole del gioco anche qui, “l’angolo più fortunato del pianeta”, da decenni.

Abbiamo dato vita ad una realtà sociopolitica ed economica interconnessa e quanto sta accadendo in Ucraina avrà ripercussioni anche da noi e non marginali. La Russia fornisce il 40% del gas usato in Italia ma è anche il primo produttore di grano al mondo; l’Ucraina, inoltre, è il maggiore produttore di mais al mondo garantendo i mangimi per gli allevamenti, perciò, cosa mangeranno gli animali se gli ucraini non potranno coltivare perché impegnati sul campo di battaglia? Cosa succederebbe se nei bombardamenti i gasdotti fossero colpiti o se il presidente Putin, per ripicca (ne abbiamo notato il carattere tendenzialmente umorale), ci facesse pagare il grano come l’oro?

Senza dover immaginare scenari apocalittici è evidente che quanto ha preso avvio con l’invasione dell’Ucraina ci cambierà la vita: combustibili, energia, generi di prima necessità come il pane o il latte, insieme ad alimenti come la carne potrebbero subire rincari e blackout nei rifornimenti. Tutte questioni sulle quali non abbiamo alcun potere decisionale.

Forse, se la guerra finisse oggi (cosa che tutti auspichiamo) potremmo limitare i danni ma relativamente, oramai è stata innescata una parabola discendente. Solo questa notte i missili russi hanno colpito un sito di smaltimento di rifiuti radioattivi: ma questo non è che uno dei tanti aspetti problematici da vagliare.

Ma se ci aspettano tempi duri, per quanto riguarda il nostro opulento stile di vita, c’è una questione ancor più grave da considerare: non siamo più al sicuro! Siamo un paese Nato, dobbiamo fedeltà ad un’alleanza che sta sul fronte opposto a quello russo. Il premier Draghi ha già garantito 3400 soldati alla Nato, ma non sono numeri, stiamo parlando di donne e uomini, ciascuno di loro ha un nome, degli affetti.

Ci attendono quindi tempi in cui dovremmo piangere i nostri caduti in guerra? La risposta è una sola, si! Già perché le eventualità che si stanno palesando non sono molte, o il conflitto degenera con conseguenze nucleari ma per quanto bizzoso è auspicabile che anche Putin ne comprenda l’enormità della portata, oppure la guerra sarà combattuta in maniera più tradizionale anche con l’intervento della guerriglia.

Forse per la prima volta da decenni non possiamo sottrarci all’ineluttabile, non abbiamo vie di fuga, dobbiamo chinare il capo alle avversità e cercare di tirare fuori il meglio in termini di ingegno e risorse. La pandemia avrebbe dovuto, dopo due anni, già abituarci un po’ a questa logica ma abbiamo visto che non è stato così: moti di ribellione, di disobbedienza e oppositori che inneggiavano alla libertà. Certo posizioni tutte legittime e rispettabili, ci mancherebbe, ma che davanti alla prospettiva di una guerra ci fanno riflettere sul significato concreto di vocaboli come: nazismo, libertà e democrazia.

Lungamente abbiamo data per scontata la parola più bella di ogni lingua, la pace. Ora è tempo che torniamo da dargli un peso, un valore, che ci riappropriamo della consapevolezza della grandezza di questo concetto, per preservarlo ma non in maniera sterile come una reliquia: la pace ha valore solo se va a braccetto con la giustizia sociale e con i diritti umani.

A Roma c’è l’Ara Pacis, il primo monumento della storia dell’umanità dedicato alla pace (anche se a dirla tutta celebrava la “Pax Romana”), un luogo suggestivo ed evocativo oltre che dall’inestimabile valore artistico e storico. Edificato nel 9 a.C. dall’imperatore Gaio Giulio Cesare Augusto, quindi oltre 2000 anni fa, che pur con tutte le accezioni storiche, è ancora un monito, un luogo che ci induce a interrogarci su cosa sia davvero importante per il genere umano: un quesito che hanno una sola e inequivocabile risposta.


 

 


| modificato il:

foto dell'autore

Ingrid Feltrin Jefwa

SEGUIMI SU:

Leggi altre notizie di Treviso
Leggi altre notizie di Treviso

Dossier

Dello stesso argomento

vedi tutti i blog

Grazie per averci inviato la tua notizia

×