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28 marzo 2024

Cronaca

Non servirà più l'abilitazione all'insegnamento per salire in cattedra

In discussione alla Camera dei deputati un disegno di legge che può rappresentare una svolta di portata storica nel sistema d’istruzione nazionale.

| Roberto Grigoletto |

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| Roberto Grigoletto |

Insegnante precario

TREVISO - Potrebbero essere gli ultimi concorsi, quelli in corso di svolgimento, ad avere valore abilitante per l’insegnamento. L’approvazione da parte della Camera dei Deputati del ddl 2751-A può rappresentare una svolta di portata storica nel sistema d’istruzione nazionale. Il ddl “Disposizioni in materia di titoli universitari abilitanti”, presentato nell’ottobre scorso dal Governo Conte due su proposta del ministro dell’università e Ricerca, Manfredi, ha subito una decisa accelerazione, indotta anche dagli obiettivi di riforma del PNRR, trovando condivisione e sostegno da parte della maggioranza di Montecitorio.

L’articolo 33, quinto comma, della Costituzione prevede l’obbligatorietà dell’esame di Stato «per l’ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi e per l’abilitazione all’esercizio professionale»; poiché la Corte Costituzionale ha ritenuto che la disciplina dell’esame di Stato è rimessa alla discrezionalità del legislatore, è il Parlamento che può decidere, come è avvenuto appunto nei giorni scorsi.

Il provvedimento intende semplificare e velocizzare l’accesso ad alcune professioni per le quali attualmente, dopo l’esame di laurea, è necessario superare anche un esame di Stato: l’idea di fondo della riforma è trasformare la discussione della tesi di laurea nella sede di accertamento delle competenze tecnico-professionali che abilitano all’esercizio della professione, consentendo così al neolaureato di esercitare subito la professione stessa, senza dover attendere i tempi del superamento dell’esame di Stato. Per realizzare tutto questo sarà necessario prevedere lo svolgimento di un tirocinio pratico-valutativo interno ai corsi di laurea; disciplinare gli esami finali per il conseguimento della laurea abilitante, includendovi lo svolgimento di una prova pratica valutativa.

Nel testo approvato alla Camera non c’è una esplicita previsione che riguardi le lauree che consentono l’insegnamento nella scuola secondaria, ma sarà possibile che con specifici decreti il ministro dell’università e ricerca provveda in merito. È quanto ha richiesto in aula l’on. Aprea, che ha anche presentato un ordine del giorno per l’introduzione nel sistema del valore abilitante della laurea magistrale, al fine della selezione del personale docente della scuola, con una rivisitazione ovviamente del percorso formativo di coloro che intendono intraprendere la professione di insegnante, nel senso di prevedere percorsi volti all’acquisizione delle competenze, non solo disciplinari, ma anche pedagogiche, didattiche, relazionali e comunicative necessarie.

Attualmente ha valore abilitante la laurea in Scienze della formazione primaria per docenti di scuola primaria e dell’infanzia, mentre per i docenti della secondaria occorre conseguire l’abilitazione in corsi appositi di TFA a numero chiuso o in altri percorsi specifici successivi al conseguimento della laurea magistrale.

 



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Roberto Grigoletto

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