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19 aprile 2024

Treviso

Non pervenuta o incerta la didattica a distanza per i bambini con patologie

Iter tortuoso per applicare l'ordinanza ministeriale. Intanto per non rischiare di far contagiare il figlio immunodepresso lo si deve tenere digiuno da scuola.

| Roberto Grigoletto |

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| Roberto Grigoletto |

Non pervenuta o incerta la didattica a distanza per i bambini con patologie

TREVISO - Didattica a distanza per chi frequenta le elementari e alle medie - i gradi della scuola ancora in presenza – e risulti affetto da patologie gravi o sia immunodepresso. Lo ha scritto il ministero dell'Istruzione, nero su bianco, nell’ ordinanza del 23 ottobre scorso, precisando per filo e per segno l’iter da seguire, da parte della famiglia e poi della scuola, per avviare la didattica digitale e quindi seguire le lezioni da casa: “La famiglia dello studente rappresenta immediatamente all’istituzione scolastica la predetta condizione in forma scritta e documentata dalle competenti strutture socio-sanitarie pubbliche

Queste ultime sono, in pratica, il pediatra o il medico di base insieme al Sisp. Ed eccolo il collo di bottiglia: i medici dicono di non aver ancora ricevuto indicazioni operative dalla Regione sulle modalità per la redazione, a quattro mani con il Sisp, del documento. Le famiglie interessate dal canto loro, se prendono l’iniziativa, riferiscono di non aver mai ricevuto risposta. E quindi è il classico cane che si morde la coda: no documento, no Ddi. Una richiesta di attestazione pleonastica peraltro, considerato che a inizio anno, per segnalare la fragilità di un allievo era sufficiente una autocertificazione dei genitori, corredata dal certificato del medico di base. Paradossale che bambini con malattie, magari anche importanti e che non hanno certamente bisogno di aggravare ulteriormente, non possano beneficiare di un diritto, quello di fare scuola da casa, come “prescritto” persino dal Ministero dell’Istruzione.

Marina in questo vicolo cieco confessa di esserci ancora dentro: “Mio figlio è rimasto a casa due settimane per una bronchite, con tampone negativo; rientrato a scuola si è riammalato. Guarito di nuovo, doveva tornare ma nella sua classe si era appena riscontrato un caso di positività al Covid e quindi lo abbiamo tenuto a casa. Conclusione della storia: mio figlio è a casa da un mese ma senza fare un’ora di lezione, pur rientrando nella categoria degli aventi diritto alla didattica a distanza”. Nelle stesse acque navigano altri genitori, sempre più combattuti tra il non voler far perdere la scuola il figlio e il non poter rischiare di fargli prendere pure il Covid. Con i contagi ormai anche in più di un caso per classe.

 



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Roberto Grigoletto

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