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28 marzo 2024

Nord-Est

Vicenza si prepara al Bomba Day. Evacuazione per 30 mila

Gli uomini del 2º Reggimento genio guastatori alpino al lavoro per disinnescare una mega bomba inglese

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Vicenza si prepara al Bomba Day. Evacuazione per 30 mila

VICENZA - I numeri sono presto detti: una bomba inglese sganciata 70 anni fa sull’ex aeroporto Dal Molin contenente 1800 kg di esplosivo, circa 30.000 vicentini da evacuare in un raggio di 2,5 km dall’ordigno, un’operazione, coordinata dal Comando Forze di Difesa Interregionale Nord di Padova, per la quale è prevista una spesa di 1,4 milioni di euro e una data, che già è stata soprannominata “Bomba-day”, da segnare sul calendario: il 25 aprile.

 


Così, anche per limitare al minimo i disagi alla popolazione, nell’anniversario della Liberazione gli uomini del 2º Reggimento genio guastatori alpino di Trento, guidati dal trentaduenne Capitano Salvatore Toscano, libereranno Vicenza dal pericolo rappresentato da questo ordigno, chiamato amichevolmente “Old Lady”. L’intervento EOD (Explosive Ordnance Disposal, cioè bonifica ordigni esplosivi) è il più complesso di tutto l’ambito NATO e i suoi precedenti si contano sulle dita di una mano, anche per la presenza, a meno di 100 metri di distanza, della base americana Del Din.


La bomba è dotata di tre spolette, tutte attivate, fa parte di una “serie” di quattro lanciate dagli alleati nel novembre del 1944 sull’allora aeroporto militare Dal Molin e che i registri dell’epoca davano per esplose. Benché sia stata rinvenuta a poco più di 3 metri di profondità durante le operazioni di bonifica necessarie alla realizzazione del “Parco della Pace” nello scorso mese di ottobre, è stato possibile arrivare solo ora all’operazione finale di disinnesco perché è stato necessario, prima, mettere in sicurezza l’intera l’area circostante, disseminata di ben 133 ordigni di fabbricazione italiana, inglese e americana.


Una cosa è sicura: la bomba non verrà fatta brillare. E, mentre in queste ore gli uomini del Genio stanno ancora mettendo a punto gli ultimi dettagli dell’operazione che porterà a inertizzare l’ordigno, è certo che, dopo la rimozione delle tre spolette, parte dell’esplosivo sarà estratto ricorrendo ad un getto d’acqua calda, che dovrà esser attentamente mantenuta al di sotto dei 70° perché l’esplosivo contenuto all’interno, allumizzato, a contatto con una temperatura più alta esploderebbe. Tutta l’operazione si concluderà, poi, in una cava di Orgiano (VI), nella quale gli uomini del 2º Reggimento genio guastatori alpino provvederanno allo svuotamento dell’esplosivo residuo.

L’Esercito sta realizzando in queste ore intorno alla bomba una specie di fortino, un terrapieno di 7 metri di altezza che ha consentito di ridurre sensibilmente l’area da evacuare e che, in caso di esplosione, eviterà che tutti gli edifici nel raggio di 1km vengano completamente distrutti. Il potenziale di questo ordigno, che se esplodesse provocherebbe un cratere che gli uomini del Genio stimano in circa 18 metri è, d’altro canto, facilmente comprensibile se si pensa che per la strage di Capaci, nella quale perse la vita il Giudice Giovanni Falcone, furono impiegati 400kg di tritolo.

 

BDN

 

Foto: dall'alto alto militari al lavoro, il Capitano Salvatore Toscano ispeziona la bomba, il terrapieno intorno alla bomba

 


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