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19 aprile 2024

Castelfranco

TRACOLLO DELL’APICOLTURA, PROTESTA IN PIAZZA

I produttori di miele puntano il dito contro le sostanze disperse nell’aria con la semina del mais

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Castelfranco - Apicoltura in ginocchio. I produttori scendono in piazza. Il Gruppo Apicoltori Castellani ha annunciato che ci sarà una manifestazione in piazza Giorgione per chiedere alle istituzioni di intervenire. Una manifestazione (la data è ancora da fissare) dove verrà portata anche parte delle migliaia di api che muoiono tutti i giorni, dove verrà distribuito del materiale informativo e dove potrebbero essere anche incendiate delle casette all’interno delle quali le api producono il miele in segno di protesta.

Ma perché si protesta? C’è un motivo ben preciso: con la semina del mais vengono disperse nell’aria delle sostanze che fanno morire le api. Quindi, tra marzo e aprile, si compromette in maniera devastante la produzione di miele. Muoiono un’infinità di api. E la cosa la può notare chiunque con i propri occhi se va a far visita ad un qualsiasi apicoltore locale: davanti alle casette dove viene prodotto il miele a terra vengono a formarsi veri e propri cumuli di api stecchite (foto). I produttori stimano si produca all’incirca l’80% in meno.

“È dal 2000 che si è iniziato a seminare il mais utilizzando questi prodotti nicotinoidi, in sostanza sono degli insetticidi – spiega Giovanni Bortignon, apicoltore castellano che si sta attivando per la protesta -. Subito non si era capito da che cosa dipendesse la moria di api. Poi si è arrivati a capire cosa fosse alla base del problema. Sono anni che scriviamo a rappresentanti delle istituzioni locali e anche a ministri, ma nessuno sta facendo nulla”.

“La zona della Castellana – aggiunge – è particolarmente toccata dal fenomeno a causa della conformazione territoriale: ci sono tantissimi piccoli appezzamenti di mais. Le sostanze nocive si spargono nel raggio di un chilometro circa. Essendoci molti appezzamenti in pratica si va a compromettere tutta la zona, sia perché per forza di cose si semina per un periodo più lungo, sia perché lo spazio in cui vengono disperse le sostanze non è circoscritto come in altre aree. Dalla metà di marzo, quando cioè si inizia con la semina, vengono toccate particolarmente le zone a nord est di Castelfranco, dove si semina prima, poi, in aprile, quelle dal lato opposto, dove la terra pesa di più”.

A farne le spese le api bottinatrici, cioè quelle che vanno a raccogliere il polline. I produttori spiegano che alcuni di loro, per limitare i danni, in questo periodo sono costretti a trasferire le casette con all’interno le api in collina, a Possagno, Paderno del Grappa ed altre località simili, dove non si coltiva il mais. “In Francia l’utilizzo di questi prodotti è già stato sospeso – conclude Bortignon -. C’erano state delle grosse manifestazioni di protesta, dov’erano state bruciate moltissime casette. Siamo stanchi di questa situazione, le istituzioni devono intervenire. La produzione del miele di acacia da anni è compromessa in maniera pesantissima”.

Dietro alla moria di api starebbero gli interessi delle multinazionali. “Quanto mettono sul mais non è un bisogno reale – afferma Luciano Pietrobon, tecnico agricolo biologico dipendente della cooperativa castellana Campoverde -. Sono pochissimi i casi in cui ci sono problemi con il ferretto, che teoricamente colpisce il germoglio del mais. Queste sostanze che vengono disperse nell’aria per scongiurarne gli effetti alla fine servono solo ad arricchire le multinazionali che le producono.

Al Campoverde produciamo mais senza utilizzarle ed il raccolto è buonissimo lo stesso. Che non si faccia con l’apicoltura quanto avvenuto con i bachi da seta, quando nella metà degli anni ’80 si è praticamente distrutta la bachicoltura a causa degli insetticidi utilizzati sui frutteti. C’era stata la chiara scelta politica di favorire la produzione dei frutteti. Ma se si farà una cosa di questo tipo con l’apicoltura il costo sociale, considerati gli effetti sull’impollinazione, sarà di gran lunga più alto”. MC

 


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