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02 dicembre 2024

Treviso

Green Pass: arriva l'obbligo all’università ma cosa ne pensano gli studenti?

Possibili divisioni tra studenti di serie A e studenti di serie B

| Leonardo Beraldo |

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Green Pass nelle università, cosa ne pensano gli studenti

TREVISO – Dal 1 settembre il tanto discusso Green Pass diventerà un’abitudine e un dovere averlo a portata di mano anche nelle aule e negli spazi delle università. Molti i rettori che si sono espressi favorevoli alla misura, garantendo comunque possibilità di studio e apprendimento a chiunque, possessori o meno del nuovo lasciapassare. Ma cosa ne pensano gli studenti?

Anna, 25 anni, iscritta all’università di Trieste e residente a Treviso, non ha dubbi sui benefici del nuovo regolamento. “Garantisce se non altro una certa libertà e serenità nelle relazioni: sapere che quelli attorno a me sono vaccinati o risultati negativi al tampone abbassa lo stress provato un po’ da tutti negli ultimi tempi nel socializzare o, più banalmente, nell’interfacciarsi.” Non crede ci saranno discriminazioni su chi non è vaccinato: “L’università ha sempre garantito un’offerta valida anche ai non frequentanti, e in questi ultimi mesi, per ovvie ragioni, la didattica a distanza è stata implementata. Non vedo quali siano le problematiche, ricordando comunque che per eventuali incontri in sede c’è sempre la possibilità di eseguire in farmacia un tampone rapido.”

Di parere simile è Federico, 24 anni, iscritto allo Iuav di Venezia e residente a Silea: “Sono vaccinato e sono d’accordo con il Green Pass obbligatorio negli istituti. E’ una soluzione veloce, facile anche nella fase di controllo, grazie al QR Code. Chi non vuole vaccinarsi non potrà usufruire di tutti i servizi messi a disposizione dagli atenei? In parte è vero, non potrà farlo con la stessa semplicità di un tempo, ma, soluzioni alla mano, cosa si può fare di meglio per riprendere a vivere e studiare con quella stessa semplicità che tutti, davvero tutti, vorremmo tornare ad avere?”

Roberta, iscritta sempre a Venezia ma a Ca’ Foscari, si dichiara invece preoccupata: “Anch’io ho il Green Pass e ho fatto entrambe le dosi del vaccino. Ma il problema non riguarda me. Fare delle differenze su chi può e chi non può entrare in edifici che dovrebbero essere simbolo della civiltà e della cultura lo trovo, se non sbagliato, rischioso. Si potrebbero creare studenti di serie A e di serie B. Non tanto per le opportunità su carta, quelle sono simili, ma per le opportunità soggettive. Pensate solo alla differenza tra uno studente che può sempre interagire con un professore e uno che non può, o può di rado. Già questo potrebbe creare frizioni e divisioni”. Non ha soluzioni da proporre ma auspica “uno sforzo comune da entrambe le parti”. Un incontro che sostituisca lo scontro.
 

 


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