Aeroporto di Treviso, Save taglia gli stipendi agli 80 addetti alla sicurezza
Insorgono i sindacati di categoria: “Una riduzione di quasi il 25% del salario è una richiesta inaccettabile”
| Isabella Loschi |
TREVISO - Dopo l’annuncio del via libera al piano di sviluppo dell’aeroporto Canova di Treviso accolta con positività dai sindacati per la ripartenza dell’economia e dell’occupazione, ieri la doccia fredda per l’annuncio del taglio degli stipendi degli addetti alla sicurezza aeroportuale del Canova. La società Triveneto Sicurezza Srl del Gruppo Save (società che gestisce gli aeroporti di Treviso e Venezia), controllata per il 93%, chiede un drastico contenimento del costo del lavoro, quasi del 25%.
Per lo scalo aereo trevigiano sono coinvolti circa 80 lavoratori dei 464 occupati al Canova e al Marco Polo. Una proposta che le sigle sindacali di categoria, Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil, ritengono inaccettabile e respingono al mittente. “I toni trionfalistici di Save e delle istituzioni locali non trovano ragione se non viene garantito il lavoro di qualità e la continuità salariale e occupazionale – affermano Alberto Irone, Patrizia Manca e Massimo Marchetti, rispettivamente segretari generali di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil territoriali –. Questa prospettiva di drastico ridimensionamento dei salari degli addetti alla sicurezza aeroportuale del Canova impiegati nella società del Gruppo SAVE, la Triveneto Sicurezza Srl, è una doccia fredda”.
“Il Canova non può diventare una scatola vuota, senza lavoratori e senza buona occupazione” – sottolineano. “È più che mai necessario garantire i posti di lavoro di chi già sta soffrendo da un anno a questa parte – aggiungono Irone, Manca e Marchetti –. Non è dunque accettabile che se da una parte si investe sullo sviluppo dell’aerostazione dall’altra si tagli sui salari di chi vi opera. Una scelta che porterebbe diversi lavoratori a cercare altro impiego per poter far capo ai bilanci familiari. Se Save ha a cuore il destino dello scalo trevigiano, non solo in termini di profitto ma anche di responsabilità sociale d’impresa, riveda questa decisione quanto prima. E le nostre Istituzioni locali, che al di là dei trionfalismi, intervengano direttamente perché in ballo c’è il lavoro dei trevigiani”.