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04 ottobre 2024

Lavoro

I BENI INTANGIBILI DELLE IMPRESE

Non sono visibili nei bilanci, ma contano sempre di più

| Claudio Bottos |

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| Claudio Bottos |

bilancio aziendale con beni immateriali

LAVORO - Voglio parlare di questo tema, perché la pandemia sta accelerando il processo di digitalizzazione e smaterializzazione di servizi e attività. Per farsi una idea del peso delle attività immateriali, basta leggere l’articolo di Sarah Ponczek pubblicato su Bllomberg.com il 21.10.2020. Si legge che le attività immateriali rappresentano oltre l'84% del valore aziendale del listino di borsa Standard e Poor’s 500 (ossia i 500 principali titoli azionari quotati alla borsa di New York - NYSE). Per meglio capire, tutti i beni fisici di proprietà delle società quotate nell’S&P500, ossia automezzi, immobili, attrezzature, macchinari, merci, ecc., se fossero venduti a costo in una unica soluzione, si incasserebbe meno del 20% del valore complessivo dell’indice che è di circa 28 trilioni di dollari. Il resto, oltre l’80%, è rappresentato da beni che non si possono vedere o toccare come ad esempio gli algoritmi, i marchi, i dati, ecc. Per avere un quadro più chiaro, basta pensare, che nel 1985 le più grandi società americane avevano oltre il 50% del loro valore di listino in beni tangibili. Oggi, i principali titoli tecnologici che dominano l’S&P500 sono zeppi di beni intangibili. Questo si evidenzia perché stiamo parlando di società quotate in borsa e, se si analizza il bilancio, e si toglie la parte dei beni materiali, la differenza si può imputare ai beni immateriali.

Per le MPMI, la questione rappresenta un problema perché, i beni intangibili non hanno un valore finanziario facilmente attribuibile secondo i criteri contabili tradizionali. I principali beni immateriali includono i brevetti, i diritti d’autore, i marchi, l’avviamento dell’impresa, il capitale umano, le attività e i risultati della ricerca e sviluppo, il software, i dati e il valore del marchio aziendale. Questo tipo di beni non sono visibili e non hanno una consistenza fisica come un’auto o un edificio, ma hanno un valore monetario perché contribuiscono alle entrate future dell’impresa. Il problema di questi beni sta nella loro valutazione, e lo si evince anche leggendo gli attuali principi contabili.

Un esempio che tocca tutti, credo possa chiarire il concetto. Prendiamo ad esempio una piccola azienda che produce dei macchinari, la quale, per migliorare i prodotti efficientando i processi aziendali, decide di far fare diversi corsi di formazione ai dipendenti per migliorare e incrementare le loro competenze. Se questa attività formativa risulta efficace, il capitale umano dell’impresa ha un valore superiore, perché le maggiori e migliori competenze a disposizione dell’azienda la portano quasi certamente a vendere e guadagnare di più. Ma, questo maggior valore del capitale umano non appare nel bilancio dell’impresa. Alcuni di questi beni intangibili si possono trovare nei bilanci quando ci sono cessioni di brevetti, di marchi o imprese, per cui i valori vengono rilevati e registrati. Un prodotto come un software, oppure un farmaco, il cui valore deriva da una formula, può essere venduto milioni di volte con investimenti contenuti.

Sempre per stare in tema di farmaci, nell’articolo di Sarah Ponczek, si evidenziava che il valore delle attività immateriali di Moderna Inc., della quale in questi tempi si parla molto, sarebbe dipeso fortemente dalla capacità dell'azienda di biotecnologie di sviluppare e distribuire un vaccino contro il covid. Questi i numeri nel mese di ottobre 2020: la capitalizzazione di mercato di Moderna ammontava a circa 28 miliardi di dollari, ma il valore contabile, quindi tangibile, della società (da bilancio) era inferiore a 1,2 miliardi di dollari. Ciò significa che 26,9 miliardi, o se volete il 96% del valore di mercato di Moderna, derivava da beni immateriali. Le azioni di Moderna sono aumentate nel 2020 (dato a ottobre) del 265%.

È agli occhi di tutti che la pandemia, sta riducendo i contatti tra le persone e in parte i trasferimenti di beni materiali e questo sta aumentando l’importanza dei beni immateriali e la spesa in software, ricerca e sviluppo, gestione dei dati e delle informazioni. La Pandemia ha avuto impatti diversi per tipologia, basti pensare alle aziende del settore turismo, ai bar, ai ristoranti, agli hotel, alle agenzie di viaggio, agli organizzatori di eventi, e al danno che hanno subito con una contrazione molto elevata di ricavi e utili. Al contrario, aziende che operano su beni immateriali, sono quelle che meglio hanno reagito agli impatti del covid, perché nel giro di poco tempo sono state in grado di adattarsi, mettendo per esempio i dipendenti a lavorare da remoto.

Alcuni dicono che questa crescita degli asset immateriali porterà a una diminuzione dell’occupazione. Io non sono convinto che questo sarà l’effetto a lungo termine. Se pensiamo al fatto che si sta pensando di far lavorare meno ore i dipendenti per poter far lavorare più gente, può essere un primo passo per una migliore qualità della vita avendo più tempo libero. Ma per arrivare a questo, tutti dovranno capire che non si può pensare di imparare un lavoro per farlo tutta la vita. Bisogna diventare più aperti, più flessibili e disposti al cambiamento e ad aggiornarsi e formarsi continuamente per aumentare e diversificare le proprie competenze e conoscenze.

di Claudio Bottos (Consulente del lavoro e di direzione strategica aziendale)

 


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Consulente del lavoro e di direzione strategica aziendale

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