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28 marzo 2024

Treviso

BUONA DOMENICA "Vaccino delle mie brame chi è il più meritevole del reame?"

Si parla di "casta dei vaccini" vista la somministrazione a categorie non propriamente a rischio. Intanto da domani ritorno in arancione e la "transumanza" dovrebbe terminare

| Roberto Grigoletto |

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BUONA DOMENICA

TREVISO - Chi l’avrebbe mai detto che sarebbe venuto il giorno in cui tutti agognavano di andare in... bianco? Da domani il Veneto si colorerà invece di arancione. Non dà tregua, questo virus. Ci si sono messe di buzzo buono pure le varianti. Quella inglese: impietosa. Attecchisce sui giovani sempre più giovani. E nelle sette province i cancelli delle scuole sono già socchiusi. Se ne saprà di più domani, dopo l’ incontro in Regione tra le parti sociali e l’ufficio scolastico. Il governatore Zaia è intenzionato a prendersi un’altra settimana prima di decidere di rispedire di nuovo in DaD gli studenti (possibilmente tutti, di ogni ordine e grado). Anche se in verità, allo stato di dispiegamento della curva epidemiologica, nessuna delle province venete disattenderebbe i parametri stabiliti dal nuovo Dpcm: 250 contagi ogni centomila abitanti e per sette giorni consecutivi.

Il dubbio è per quanto ancora Sant’Antonio ci farà la grazia. Anche lui messo a dura prova, con tutti gli altri santi del Paradiso, invocati soprattutto nei fine settimana, quando giornali tv e social immortalano frotte di gente in giro che meglio di “scappati di casa” non si saprebbe altrimenti definire. L’ultimo week end in giallo (e sarà l’ultimo per chissà quanto) ci ha restituito di code chilometriche sulle strade verso il litorale e su quelle che salgono ai monti. Che poi tutta quest’ “usma” (come si dice da noi in Veneto) di mare ai primi di marzo e in piena pandemia, uno si chiede come mai. Non sarebbe preferibile - azzardiamo - evitare assembramenti per mettere in sicurezza l’estate e le vacanze, quando in spiaggia si potrà persino piantare l’ombrellone, sedendosi sulla sdraio forse meno distanti gli uni dagli altri? Che la causa scatenante sia, più dell’impazienza, il tabù di contravvenire alle disposizioni dell’autorità, infischiandosene di precauzioni e raccomandazioni? Di certo c’entrano tanto l’irresponsabilità e la solidarietà civica praticamente a zero. La domanda è: cosa ancora non si è capito? Se è l’invulnerabilità che si intende sfidare, non dovrebbe essere poi troppo difficile ammettere con se stessi che della propria incolumità ciascuno può fare a piacimento, ma mettere a repentaglio la salute altrui è semplicemente immorale e dovrebbe essere impedito con sanzioni esemplari effettive, non solo minacciate. A voler essere seri.

E sempre a proposito di serietà (e di razionalità) sarebbe conveniente e proficua una piccola revisioncina anche all’impostazione generale della campagna vaccinale. Possiamo dire che qualche perplessità suscita il protocollo per la somministrazione di AstraZeneca? Immunizzare in prima battuta anziani ospiti nelle case di riposo e personale medico e sanitario (quello in trincea) è stato necessario e anzi doveroso. Da un paio di settimane è la volta di insegnanti e operatori scolastici: decisione opportuna per permettere alla scuola di rimanere aperta. Con un dettaglio non trascurabile da osservare, e cioè che la scuola è frequentata - “in linea di massima”- anche da studentesse e studenti: com’è che tuttora non si sia ancora deciso di somministrare loro il vaccino già testato per la fascia d’età 16-18 anni (proprio quella più aggredita dalla famigerata variante inglese)? Potrebbe persino succedere, a quel punto, che molte classi scamperebbero il pericolo di ritornare, un giorno sì e l’altro pure, alla didattica a distanza. Incredibile, vero?

E delle categorie cosiddette “patologiche” alle quali ancora non è dato di sapere “né il giorno né l’ora” del vaccino: ne vogliamo parlare? Magari aggiungiamoci pure il contorno di quelli che appartengono a quella che è già stata battezzata come la “casta dei vaccini”. Ne ha scritto nei giorni scorsi “Il Corriere della Sera”: “Vengono immunizzati baroni universitari, studenti al secondo anno di medicina e tanti amministrativi delle Asl, dipendenti di uffici acquisti o buste paga che magari fanno smart working. Poi c’è il personale sanitario che non vede mai i malati, come gli addetti dei laboratori”. Che dire? Domani è un altro giorno, si vedrà.

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