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29 marzo 2024

Oderzo Motta

"Una scena surreale": il racconto di una volontaria nei giorni drammatici di Venezia

Alice Marangon, studentessa universitaria di Motta, era accorsa in città per dare una mano durante l'acqua alta

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Alice Marangon

MOTTA DI LIVENZA - «Libri costosi finiti nel cestino, cd che galleggiano sull’acqua, un silenzio quasi irreale. Ma la voglia di ripartire».

Ha ancora negli occhi queste immagini Alice Marangon, studentessa universitaria al secondo anno di Chimica a due passi di Venezia. È di Motta: nel suo paese si era diplomata al liceo scientifico dell’Isiss Scarpa un paio d’anni fa. Lo Scarpa con Venezia è legata a doppio filo. Attivo un progetto di alternanza scuola-lavoro con la scuola Grande di San Marco, diretta tra l’altro dal mottense Mario Po’. Mentre sono una trentina gli studenti dell’istituto eventualmente pronti per dare una mano sul campo.

Alice è appassionata d’arte: fin dagli anni del liceo fa parte del gruppo di studenti-guide che presentano le opere d’arte ai fedeli tra la basilica della Madonna dei MIracoli e, recentemente, al Duomo di San Nicolò, progetto coordinato dalla professoressa dello Scarpa Martina Visintin. Sta studiando tra l’altro chimica e tecnologie del restauro. L’arte ce l’ha nel sangue, da sempre.

Ecco perché dopo la notte della straordinaria acqua alta di Venezia, la seconda di sempre dopo il 1966, non ha esitato a partire e dare il suo contributo.

«Ho amici a Venezia - racconta Alice - e subito dopo aver visto in televisione cosa stava succedendo, mi son informata. Mi sono iscritta in una rete online di aiuti, con almeno tremila persone tutte desiderose di dare una mano».

Dove hai operatoo?
«Dove capitava. Quando le forze dell’ordine hanno permesso di poter girare tra le calli, ci siamo messi dei sacchetti di nylon ai piedi e ci siamo incamminati. Ed è stata una scena surreale, non è possibile raccontare la drammaticità di quelle ore se non la si tocca con mano». Cosa ti ha colpita maggiormente? «Tanti negozia avevano la loro merce sparsa dappertutto.

Ad esempio abbiamo aiutato un negozio di cd. Tutti i dischi erano fuori dallo stabile, galleggiavano sull’acqua. Abbiamo raccolto tutto e riordinato. E poi abbiamo proseguito. Di fronte ad un palazzo ci siamo accorti che il proprietario stava gettando dei libri d’arte, costosissimi. Ma completamente rovinati. Abbiamo chiesto di poterli recuperare: una scena davvero drammatica». In un altro luogo avete aiutato a spazzare fuori l’acqua: «In zona Zattere, all’interno di un palazzo c’era un giardino completamente allagato. Anche in quel caso abbiamo dato una mano. Ma c’era bisogno ovunque».

Alice, che è studentessa ma anche lavoratrice, è tornata a Venezia per tre giorni consecutivamente...

«Quando avevo del tempo non ci ho pensato due volte. Tra mercoledì e venerdì, dopo il lavoro, in treno andavo a dare una mano insieme ai miei compagni di facoltà».

Cosa è rimasto di tutto questo?
«Da una parte ho notato la rabbia dei residenti ma anche uno spirito di velata rassegnazione. Dall’altro ho notato come in tanti hanno risposto all’appello. Un’energia positiva che è un tesoro prezioso da non disperdere».

 



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