Nelle moschee del Veneto si dovrà parlare italiano
Montagnoli: "Concetto di integrazione non di discriminazione"
VENEZIA - Nelle Moschee del Veneto sarà obbligatorio parlare in italiano quando si toccano argomenti non connessi alla pratiche rituali del culto. Insomma, se si prega va bene l'arabo, se si chiacchiera è d'obbligo l'italiano.
Questa è una delle clausole approvate ieri dal Conisglio regionale in merito a quella legge che, se da molti è stata definita "anti- moschee", da Alessandro Montagnoli, consigliere veneto della Lega relatore del progetto di legge è tutt'altro che discriminatoria.
Durante il dibattito è stato aspramente contestato proptio il passaggio sull'utilizzo della lingua italiana nelle diverse attività legate alle nuove realtà di culto, che agli occhi di alcuni è apparso come un 'obbligo'. "E' un errore - spiega oggi il consigliere leghista - perché sarebbe incostituzionale obbligare qualcuno a usare la lingua italiana per professare la propria fede religiosa. Per essere chiari, se un imam usa per il suo sermone l'arabo può continuare a farlo. La libertà di culto non viene toccata. Infatti, nel testo c'è l'indicazione, riguardo alla lingua, che l'indicazione vale per le attività 'che non siano strettamente connesse alle pratiche rituali del culto'. Il nostro, in sostanza, è un invito alle associazioni e realtà religiose a sottoscrivere con le amministrazioni locali, che devono applicare le nuove norme per i nuovi luoghi di culto, qualsiasi sia la fede religiosa, sul piano urbanistico, una sorta di convenzione affinché nelle altre attività interne alle strutture si usi l'italiano. Credo sia un concetto di integrazione non di discriminazione".