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07 dicembre 2024

Treviso

Nella Marca un comune su tre non ha uno sportello bancario: "In provincia persi 1.455 posti di lavoro in otto anni"

I dati dell’Osservatorio First Cisl desertificazione bancaria: "Dal 2015 ad oggi, sono state chiuse 199 filiali bancarie"

| Isabella Loschi |

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 First Cisl

TREVISO - La mappa della desertificazione bancaria non conosce confini neppure nella Marca trevigiana, minando alla base i presupposti per lo sviluppo economico e la tenuta del tessuto sociale, soprattutto nei comuni più piccoli. Le dimensioni del fenomeno sono state analizzate nel corso del convegno su “Desertificazione bancaria e attrattività del territorio” organizzato da First Cisl Belluno Treviso e Cisl territoriale che si è svolto oggi nella sede Cisl di Treviso.

I dati dell’Osservatorio First Cisl sulla desertificazione sono chiari: in provincia di Treviso, un comune su tre è privo di uno sportello bancario o ne ha solo uno. Dal 2015 ad oggi, sono state chiuse 199 filiali bancarie, passando da 546 istituti a 347 (-37%). I comuni senza sportello sono 11 su 94, quelli con una sola filiale sono 21. Non ci sono più banche a Morgano, Fregona, Moriago della Battaglia, Cison di Valmarino, Castelcucco, Possagno, Segusino, Zenson di Piave, Monfumo, San Zenone degli Ezzelini, Portobuffolè. Sono più di ventimila i cittadini costretti a uscire dal proprio comune di residenza per accedere ai servizi bancari. Ma a rischio desertificazione ci sono anche i territori con una sola filiale, come ad esempio Santa Lucia di Piave, Caerano di San Marco, Altivole, Salgareda, Sernaglia della Battaglia, Giavera del Montello, San Pietro di Feletto, Maser, Povegliano e Cavaso del Tomba.

“Tutto questo genera molta preoccupazione - spiega Antonella Primizia, segretaria generale della First Cisl Belluno Treviso - in primo luogo per i lavoratori e le lavoratrici delle filiali che vengono chiuse. Si stima che dal 2016 ad oggi siano stati persi 1.455 posti di lavoro nel settore bancario in provincia di Treviso fra licenziamenti e prepensionamenti (31%). L’altro problema è che ai dipendenti viene chiesto di spostarsi a lavorare negli sportelli rimasti aperti, spesso a decine di chilometri di distanza. In secondo luogo la preoccupazione è per il forte impatto sull’economia e sulle fasce più deboli della popolazione, a partire dagli anziani, che hanno scarsa dimestichezza con il digitale e spesso hanno autonomia ridotta negli spostamenti. Riteniamo che ogni processo di cambiamento dovrebbe essere supportato dalle istituzioni e dalla formazione, per sostenere soprattutto le persone più fragili nella transizione al digitale”.

Ad arginare il fenomeno negli ultimi anni sono state soprattutto le banche di credito cooperativo, più legate alle comunità e maggiormente inclini a una presenza capillare sul territorio rispetto ai grandi gruppi bancari che nell’ultimo decennio hanno dato vita a fusioni, accorpamenti, numerose chiusure di filiali e investimenti importanti sui servizi digitali.

Per il segretario generale della Cisl Belluno Treviso Francesco Orrù, intervenuto alla tavola rotonda, il problema della riduzione progressiva dei presidi di prossimità, a partire dagli sportelli bancari, ma passando anche per i servizi previdenziali, sanitari e sociosanitari, “aumenta il rischio di marginalizzazione e isolamento dei territori, soprattutto nei comuni più piccoli”. “Le banche – spiega Orrù – svolgono un ruolo sociale fondamentale per la stabilità e la prosperità economica del territorio. La chiusura degli sportelli innesca un circolo vizioso di impoverimento dei servizi: quando una banca chiude, inevitabilmente seguono altri servizi, come i negozi di prossimità, le attività artigianali e gli ambulatori. Ma l’aspetto più grave è che, a quel punto, anche i cittadini iniziano ad andarsene, alimentando processi di spopolamento ed esclusione sociale nelle aree periferiche, un fenomeno che colpisce anche la provincia di Treviso”.

Ma il fenomeno tocca da vicino anche il sistema delle imprese: sono 10mila le aziende presenti nei comuni della Marca oggi privi di istituti di credito. “La desertificazione - sottolinea Orrù - è inevitabilmente legata all’attrattività dei nostri territori: la carenza di sportelli bancari mette a rischio la tenuta sociale, con il pericolo concreto che cittadini e piccole imprese abbandonino i comuni minori. Questo problema riguarda infatti anche le aziende: le banche devono avere un ruolo centrale nel promuovere gli investimenti, specialmente per le piccole e medie imprese, fondamentali nella nostra economia. Una presenza capillare degli istituti è essenziale per sostenere il tessuto imprenditoriale della Marca”.

“La desertificazione bancaria - ha aggiunto il segretario generale della First Cisl Riccardo Colombani - è un segnale del cambiamento nel ruolo sociale che le banche stanno assumendo nel nostro Paese. La nostra Costituzione sancisce che le banche non si debbano occupare solo di risparmio e credito, in quanto svolgono anche una funzione sociale fondamentale. È essenziale che continuino a rappresentare un punto di riferimento per le comunità, contribuendo al benessere e alla coesione sociale".

Di fronte alle criticità evidenziate nel convegno, dalla Cisl territoriale emerge la necessità di “un patto tra imprese e istituzioni per contrastare la desertificazione bancaria, un fenomeno che danneggia tutti e che deve diventare una battaglia comune in difesa di un interesse che è collettivo. Per rendere il territorio più attrattivo – sia per gli investimenti che per i lavoratori di cui le aziende hanno bisogno – dobbiamo in primo luogo preservare i servizi essenziali: non solo gli sportelli bancari, ma anche alloggi, trasporti e infrastrutture”.


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