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29 marzo 2024

Treviso

"Negazionisti della mascherina" all'attacco: a scuola non indossatela!

Dicono che il Dpcm non ne fa obbligo. Bisognerebbe però tenere in considerazione l'aumento giornaliero dei contagi, a Treviso e nel Veneto

| Roberto Grigoletto |

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| Roberto Grigoletto |

TREVISO - La scuola dell’infanzia e quella primaria continuano l’attività didattica in presenza “con l’uso obbligatorio di dispositivi obbligatori di protezione delle vie respiratorie, salvo per i bambini di età inferiore ai sei anni…”. Il Dpcm del 3 novembre lo prescrive a chiare lettere. Ma i “negazionisti della mascherina” (perché si sono costituiti pure questi) si sono immediatamente riversati, come un fiume in piena, nei canali social, lanciando i loro strali. E le chat di classe, in alcuni istituti comprensivi di Treviso, pullulano più che di domande di affermazioni perentorie: “Non è specificato da nessuna parte che si deve indossare per tutto il tempo la mascherina”! “Non è previsto alcun obbligo”! “Non possono pretenderlo”!

E si viralizza il parere di una ricercatrice in Diritto penale e criminologia, Marta Pelazza, che afferma: “ Ove il Dpcm 3 novembre imponesse l’obbligo della mascherina anche al banco per i bambini e le bambine della scuola primaria, sarebbe palesemente incostituzionale”. Bastano le prescrizioni in vigore insomma: “La mascherina può essere tolta al banco ove siano rispettate le distanze e le altre condizioni di sicurezza indicate dal Cts e ministero dell’Istruzione”. Che tradotto significa che l’obbligo di tenere la mascherina sempre nei luoghi chiusi è confermato nelle modalità stabilite dai protocolli già approvati (“Protocollo di sicurezza 0-6”). Ossia per “le attività economiche, produttive, amministrative e sociali nonché dalle linee guida per il consumo di cibi e bevande”.

Nella scuola primaria dunque – come scritto nero su bianco anche nel Protocollo d’intesa per l’avvio dell’anno scolastico, dato 26 giugno 2020 - per permettere lo sviluppo relazionale “la mascherina può essere rimossa in condizioni di staticità, con il rispetto della distanza di almeno un metro”. Seduti al posto e rime buccali permettendo, della mascherina si può fare a meno. A questo assunto si appoggiano le famiglie che non possono neanche pensare i loro figli imbavagliati per cinque o sei ore. Verosimilmente la norma non fa una grinza.

La domanda però è un’altra: l’impennata della curva dei contagi delle ultime settimane, e il rischio connesso di bambini asintomatici potenziali involontari vettori del virus, magari diretti ai nonni (visto che la maggior parte delle infezioni da coronavirus avviene tra familiari) non potrebbe e non dovrebbe forse indurre a più miti consigli, giustificando qualche indubbio sacrificio? Non è questione di ottemperare alla lettera la norma, quanto piuttosto di ragionevolezza e solidarietà civica. E di "pedagogia di vita": educare i più piccoli a “sacrificarsi” un po’ per gli altri è un investimento su futuri cittadini adulti responsabili.

 



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Roberto Grigoletto

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