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24 aprile 2024

Treviso

Natale 2020: come se tutto fosse come prima

"Il rischio è di vivere sentimenti claustrofobici di chiusura verso l’esterno, verso gli altri percepiti come possibili portatori di eventi negativi"

| Roberto Grigoletto |

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| Roberto Grigoletto |

Natale e Covid

TREVISO - Quest’anno il Natale avrà un non-invitato (auto-invitato) in più: il Covid-19. E’ già entrato, da mesi, in molte case di tutto il mondo, non solo purtroppo a rovinarci le feste. Che per queste vale forse mettere in pratica l’antico adagio di far buon viso a cattivo gioco. E noi continuiamo a chiedere ad alcuni psicologi come non buttare via tutto quello che ogni anno - in questo tempo fatto di emozioni affetti luci e convivialità – viviamo. Il dott. Valentino Gastini è uno psicologo e psicoterapeuta che ha lavorato per molti nell’aulss 2 ed è stato dirigente dell’area materno-infantile.

Sarà un non-Natale con questo non-invitato?
A causa di questo ospite nulla potrà essere come prima. Dovremmo giocoforza mettere mano ad una rivisitazione dei nostri rituali, ai modi che avevamo di approcciare questa esperienza personale e intima che ogni fine anno si rinnova: la preparazione dell’albero di Natale, il presepe, l'addobbare la casa, il tavolo del pranzo, la neve, ma soprattutto l'attesa.

L’attesa: parola chiave
L’attesa che tutto si ripeta come il Natale precedente, come i tanti natali che abbiamo già trascorso: la messa di mezzanotte, la cena natalizia, la sorpresa dello spacchettamento dei regali.

Dovremmo fare cose se fosse tutto come prima?
A causa di questa nuova presenza indesiderata nulla potrà essere come prima, se non nei nostri ricordi. Saremo chiamati ad una obbligatoria rivisitazione dei rituali che per anni ci hanno accompagnato, e rassicurato, in questo periodo.

Alcuni esempi?
Il rito del natale si caratterizza almeno per due aspetti cruciali: uno è l'attesa, l’attesa della nascita, di un evento cha dal buio uterino ci spinge verso la luce del mondo esterno; l'altro è la speranza, speranza che si proietta verso il prossimo futuro, l'anno nuovo che verrà. E, contemporaneamente, è un rito numinoso che richiede obbligatoriamente l'essere vissuto con gli altri: familiari, parenti, amici. Una marcata sottolineatura di un evento che ci porta dall'io alla comunità.

Proprio quello che il Covid-19 non permetterà: un Natale vissuto insieme agli altri.
Quello che ha portato questo ospite indesiderato è il rischio di viverlo non più come comunità ma come sentimento claustrofobico di chiusura verso l’esterno, verso gli altri, percepiti come possibili portatori di eventi negativi.

Con quali rischi?
Prima di tutto di relegarsi in una dimensione dove si rischia di perdere il senso dell'attesa, riducendo la capacità di proiettarsi nel prossimo futuro. Il rito, come scrive C. Levi-Strauss è la garanzia della continuità dell'esperienza, di un tempo che ciclicamente si ripropone e si ri-rappresenta sempre uguale a sé stesso, ma contemporaneamente sempre fonte di spinte ad un divenire nuovo.

Consigli dello psicologo?
Pur trovandoci a vivere una realtà a forte tinte negative, dobbiamo cercare di mantenere vivi e attivi tutti quegli aspetti possibili del rituale. Manteniamo l'addobbo dell'albero di natale, dello spazio casa, del fare il presepe mantenendo il coinvolgimento dei nostri figli in queste attività.

Continuare a fare - come detto - le cose di ogni Natale…
Manteniamo la messa di natale, le letterine di natale, il calendario dell’avvento, dei regali, dei “contatti” anche se sia web o videochiamate. Non sarà il natale che conoscevano e che ci rassicurava con il “noioso ripetersi”, ma sarà un modo per dire a noi, ai nostri familiari, amici e alla comunità che nonostante tutto egli continuerà a vivere perché noi lo facciamo vivere.

 


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Roberto Grigoletto

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