Musica sotto le bombe, speranza da Kharkiv in Ucraina a Castelfranco Veneto
Quattro professori ucraini in Veneto grazie a Erasmus+: “Suoniamo per restare umani”

CASTELFRANCO VENETO - Sono arrivati a Castelfranco dopo un viaggio di due giorni da Kharkiv, città dell’est ucraino a soli 40 chilometri dal confine russo, martoriata dalla guerra. Quattro musicisti e docenti del Conservatorio I.P. Kotlyarevsky, ospiti del Conservatorio Steffani di Castelfranco Veneto grazie al programma Erasmus+, hanno raccontato cosa significa continuare a fare arte sotto le bombe. Oleh Kopeliuk, Ihor Sediuk, Igor Cherniavskyi e Ruslan Kashyrtsev descrivono la quotidianità in un paese in guerra: esami svolti nella metropolitana per sicurezza, strumenti danneggiati, aule improvvisate in edifici secondari, case senza infissi. “Il nostro Conservatorio aveva 1.200 studenti prima dell’invasione, ora ne sono rimasti 600”, spiega Kopeliuk. Molti sono fuggiti, altri – soprattutto stranieri – non possono più tornare. Alcuni, invece, hanno scelto di combattere. Il racconto di questi musicisti è intriso di dolore, ma anche di determinazione.
“Abbiamo un solo pianoforte a coda ancora funzionante, ma continuiamo a insegnare, a suonare, a far vivere la musica”. In un clima di grande solidarietà interna, l’arte diventa rifugio e strumento di resistenza per una società depressa e stremata. Durante la loro permanenza in Veneto, i quattro docenti hanno incontrato Olena Aheionok, ex studentessa del loro Conservatorio ora iscritta a Castelfranco, e si sono esibiti per il pubblico nella cornice di Villa Barbarella, in un concerto carico di emozione. A sostenerli nell’arrivo in Italia, oltre al programma Erasmus+, sono stati il direttore Paolo Troncon e il coordinatore Damiano Lazzaron. “Essere qui è come un sogno – ammettono – ma le nostre menti restano sempre collegate all’Ucraina. Le nostre famiglie sono lì”. La loro testimonianza è un monito e un esempio: la musica, anche nei luoghi più bui, continua a parlare di vita.
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