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19 aprile 2024

Castelfranco

Il Museo Gypsotheca di Possagno conferma che la “Maddalena penitente” è del Canova

Nel secondo centenario della morte Antonio Canova il rinvenimento di un'opera pittorica

| Margherita Zaniol |

| Margherita Zaniol |

Maddalena penitente di Antonio Canova

POSSAGNO - Nell’anno delle celebrazioni per il secondo centenario della morte di Canova un nuovo dipinto di Antonio Canova è stato ritrovato: la “Maddalena penitente”. L’opera, oggi proprietà di privati, è un dipinto a olio su tela di 105 x 81 cm, che è stato sottoposto agli esperti del Museo Gypsotheca Antonio Canova di Possagno per verificare la paternità di Antonio Canova. La Maddalena è inginocchiata a terra al centro del dipinto. Indossa un semplice panno che le copre i seni e i fianchi, mentre la chioma sciolta scende sulle spalle e sulla schiena. In lacrime, contempla il crocifisso. Lo sfondo è una parete rocciosa con qualche cespuglio.

Il dipinto presentava uno stato superficiale compromesso da varie ridipinture dovute ai diversi restauri che, in un primo momento, ne hanno reso difficile la lettura. Se ne è resa necessaria la pulitura per riportare il dipinto alle condizioni originarie, nel laboratorio di restauro del museo. In quel momento si sono potute riscontrare affinità e analogie con i dipinti autografi di Canova. Tale valutazione considerata dalla dottoressa Moira Mascotto, direttrice del museo, è stata condivisa dal prof. Vittorio Sgarbi, presidente di Fondazione Canova onlus e presidente del comitato per le celebrazioni di Canova, e dal dott. Stefano Grandesso, membro del Comitato di Studi della stessa Fondazione.

I tecnici del museo hanno inoltre condotto approfondite ricerche di carattere storico e artistico, integrate da analisi scientifiche. La ricerca presso la biblioteca storica e l’archivio del Museo di Possagno ha documentato l’esistenza di un dipinto di Canova rappresentante la Maddalena, ne ha rilevato le voci di spesa nei libri dei conti e ha, infine, tracciato i passaggi di proprietà dell’opera nel corso dei decenni.

Le ricerche bibliografiche hanno identificato il dipinto nelle testimonianza delle persone vicine all’Artista, a partire dalle “Memorie dell’Artista”, del 1823, di Giuseppe Falier, figlio di quel Giovanni primo mecenate e protettore di Canova. Il dipinto è citato anche da altri biografi di Canova, come Melchior Missirini, e la riproduzione calcografica è pubblicata ne “L’opera completa del Canova” di Giuseppe Pavanello, del 1976. Le ricerche di archivio registrano un documento, redatto a Crespano del Grappa il 19 giugno del 1799 da Francesco Zardo, detto ‘Fantolin’ – fratello di Angela Zardo, mamma di Canova – che fa riferimento alla cornice del dipinto in questione.

L’opera è stata studiata, inoltre, anche dal punto di vista iconografico e stilistico. Per il primo aspetto, si è riscontrato che Canova dipinse una tela con la Maddalena durante il soggiorno a Possagno nel 1798-99, e che la sua governante, Luigia Giuli, ne trasse una copia oggi custodita presso l’Accademia di San Luca a Roma. L’opera fu incisa da Antonio Zecchin su disegno di Carlo Paroli, con l’indicazione: “Antonio Canova dipinse”.

Per giungere a un’attribuzione certa, il Museo ha verificato altre evidenze scientifiche, avvalendosi della collaborazione dell’Università di Bologna e del Centro Interdipartimentale di Ricerca "Studio e Conservazione dei Beni Archeologici, Architettonici e Storico Artistici" – CIBA dell’Università di Padova. Grazie a questi studi e ricerche, il Museo Gypsotheca Antonio Canova può oggi confermare che il dipinto rinvenuto sia di Antonio Canova. Il dipinto sarà esposto presso il Museo Gypsotheca Antonio Canova di Possagno dal 23 giugno 2022.


 

 


| modificato il:

Margherita Zaniol

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