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29 marzo 2024

Treviso

Mozione in Regione accusa storici e Anpi di negazionismo sulle foibe

Sabato 6 marzo a Treviso un presidio per la libertà della ricerca storica

| Tommaso Colla |

| Tommaso Colla |

Mozione in Regione accusa storici e Anpi di negazionismo sulle foibe

TREVISO - “Il Consiglio regionale Veneto ha approvato una scandalosa mozione apertamente antidemocratica e contraria ai principi costituzionali, accusando l’Anpi e i più noti studiosi di storia del confine orientale di negare il dramma delle foibe, muovendo accuse infondate di negazionismo e di riduzionismo. Questo è un falso che ha lo scopo di stravolgere la realtà e di diffamare chi fa ricerca scientifica. Per questo respingiamo con sdegno le false e volgari insinuazioni contenute nella mozione”. E’ un passaggio dell’invito al “Presidio per la democrazia e per la libertà della ricerca storica contro la mozione del Consiglio regionale veneto” che si terrà sabato prossimo, 6 marzo, dalle 16.30 alle 18.30 in piazza Santa Maria dei Battuti a Treviso. Promosso dall’Anpi, ha ottenuto l’adesione di sindacati (Cgil e Cisl) partiti (del centro-sinistra e della sinistra) associazioni della Marca. Giuliano Varnier è il presidente dell’Associazione nazionale partigiani.

Una mozione dal contenuto abbastanza pesante...

Lo scandalo di quella mozione non è solo l’attacco all’ Anpi e agli storici friulano-giuliani e tra questi Pupo, uno dei più seri e prestigiosi; è la pretesa di dettare le regole e decidere chi ha il diritto di parlare.

Come nel Ventennio

Roba da libro e moschetto. Ma allora c’era Giovanni Gentile che almeno una cultura l’ aveva. Ora c’è Donazzan che diffonde fumetti vergognosi nelle scuole. Cose squallide che offendono anche la vittima. Siamo passati da libro e moschetto a fumetto e moschetto.

Perché la maggioranza che governa la Regione ce l’ha tanto con voi?

La mozione contro gli storici friulani-Giuliani e contro l’Anpi è un atto indecente di chiaro marchio reazionario. Dire che ha un sapore fascista è tutt’altro che eccessivo. C’è la pretesa di ergere l’istituzione regionale a giudice supremo che decide cosa è giusto o sbagliato nella ricerca storica.

Perché accusano alcuni storici di negazionismo?

Da parte degli storici, tra i più prestigiosi in questo campo, non c’è nessun negazionismo. E così per l’Anpi. C’è lo sforzo di ricerca e di documentazione per collocare quei tragici avvenimenti nel contesto storico dell’occupazione e poi della guerra d’invasione fascista col successivo soccorso dei nazisti. Massacri, violenze, persecuzioni che hanno poi provocato azioni incontrollate di rivalsa.

Qualcosa è sfuggito, questo intende?

Le azioni non sempre sono state condotte da truppe partigiane regolari, i così detti titini, ma da gruppi che si organizzavano per vendicarsi. In questo contesto tanti italiani innocenti sono morti colpiti dalla furia che scatena la guerra civile che avvenne all’interno di una guerra generale. Questo è il quadro se si vuol capire. Capire anche il dramma di tanti italiani, ma anche di tanti slavi.

Una storia che il Consiglio regionale del Veneto con questa mozione respinge, giusto?

Il consiglio regionale ha sposato la tesi fascista. Quella della propaganda, spesso vergognosa come quella del fumetto diffuso nelle scuole e pagato dalla Regione. Cose che offendono anche le vittime. C’è nella mozione la pretesa di essere quelli che decidono cos’è storico e cosa no. Un’idea che viene dal fascismo.

Il governatore Zaia però aveva bacchettato la Donazzan canterina che, ospite a una trasmissione radiofonica, aveva intonato “Faccetta nera”.

Peccato però che Zaia fosse assente al dibattito e che non abbia partecipato nemmeno alla votazione. Fa l’antifascista parlando con “La Repubblica” e poi lascia che i falchi lego-fascisti si scatenino in Consiglio regionale. Una posizione di opportunismo inaccettabile. Il danaro non ha odore, ma per Zaia anche i voti non hanno odore. E quelli della Donazzan fanno comodo. Intanto da Miane alla Regione si sdogana il fascismo. Ma non passeranno. La risposta di sabato è una prima risposta, ma non finirà lì.

 



Tommaso Colla

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