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29 marzo 2024

Valdobbiadene Pieve di Soligo

Il ministro Federico D'incà a tagliare il nastro della restaurata casa paterna di Andrea Zanzotto

Da ieri riaperta al pubblico lo splendido museo multimediale, risultato di un restauro conservativo che non ha precedenti

| Maria Elena Tonin |

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| Maria Elena Tonin |

Il ministro Federico d'Incà

PIEVE DI SOLIGO - E' il ministro Federico D'incà a tagliare il nastro della casa paterna di Andrea Zanzotto, a restauro concluso. La casa dove Andrea Zanzotto ha vissuto la prima parte della sua vita è da ieri riaperta al pubblico lo splendido museo multimediale, risultato di un restauro conservativo che non ha precedenti, frutto di una collaborazione tra pubblico e privato. Si rinnova il tacito patto di Zanzotto con la sua amata terra e un legame che neanche la morte può spezzare. Da Pieve di Soligo, parte anche un impegno concreto per la politica: "Mi auguro che quella tavola" ha detto il ministro D'Incà, con preciso riferimento all'opera in legno realizzato dall'architetto Manlio Brusattin di Asolo e posta al piano superiore "nei prossimi anni ci aiuti a mettere insieme chi si trova ad essere decisore politico. Mi auguro che già presto possiamo sederci intorno a questo tavolo, al di là delle singole narrative, senza la polemica che attanaglia sempre il nostro Paese, per trovare delle soluzioni importanti per le nuove generazioni: "

Il ministro d'Incà con la moglie di Andrea Zanzotto, la signora Marisa Michieli

Un restauro conservativo, che è riuscito a "tirare fuori" l'anima stratificata della storica abitazione e ha riservato più di qualche sorpresa, come il calco di una piccola mano che potrebbe essere quella dello stesso Zanzotto, alcune architetture del '700 e un affresco del 1400. Un restauro realizzato a più mani da aziende di eccellenza del territorio, che ha riportato alla luce anche le opere del padre di Andrea, Giovanni, miniatore, decoratore e ritrattista.

"Dobbiamo conservare il passato per costruire il futuro" spiega il figlio Fabio Zanzotto "ma nello stesso tempo la casa di un artista non può essere un luogo statico, ma va vissuta: per questo abbiamo pensato ad un luogo che si sviluppi nel tempo: abbiamo aggiunto "per detrazione", per tornare all'essenzialità ed essere fedeli il più possibile all'opera di Zanzotto. Questa casa  non più un luogo fisico, ma è un luogo che si trasforma nel tempo e riesce a trasferire emozioni."

Lo studio di Zanzotto

I materiali usati sono stati il più vicino possibile ai materiali originali e così, l'arredamento, tanto da portare indietro le lancette dell'orologio e raccontare anche nelle atmosfere, una casa di fine ottocento. Il bagno, uno dei primi ad essere realizzato all'interno di un'abitazione, ha ancora i sanitari originali (tolti e rimessi, dopo aver restaurato la stanza), nel tinello sembra ancora di vedere un uomo chino a studiare, nella luce soffusa di una lampada. "Il tinello era completamente decorato da mio nonno ed era una stanza che doveva riuscire in qualche modo a raccontare la presenza di una persona che qui ha creato qualche cosa. Però" ha sottolineato Fabio "le finestre sono chiuse, perchè allora, mio padre vedeva solo colline, oggi non più."

Libro originale di Andrea Zanzotto

 

"Un incarico decisamente insolito" spiega Leonardo Sangiorgi, fondatore di Studio Azzurro (tra i suoi progetti anche il Museo internazionale Federico Fellini a Rimini), che ha curato la parte multimediale della casa museo "la poesia è parola e la parola qui ritorna alla sua forma primordiale: il suono. Poche volte la tecnologia è stata così indispensabile a ridare vita: abbiamo recuperato qualche cosa che era scomparso, vecchie registrazioni, i dischi in vinile. Vi assicuro che ascoltare le poesie con il ritmo e il suono che il suo autore si era immaginato, è estremamente emozionante. Viviamo in una società ormai satura di immagini: era una sfida lavorare solo sul suono e una doppia sfida alcune installazioni sensoriali che abbiamo messo per dare una nuova esitenza alle parole che diventano qualcosa di molto vicino a come le immaginava Zanzotto."

ù

 

 

 

 


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Maria Elena Tonin

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