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19 aprile 2024

Esteri

Migranti, altre 2 Ong sospendono i soccorsi

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Migranti, altre 2 Ong sospendono i soccorsi

A poche ore dalla decisione di Medici senza frontiere altre 2 Ong hanno sospeso i salvataggi nel Mediterraneo. "Cari amici, oggi abbiamo deciso a malincuore di sospendere temporaneamente le nostre missioni di salvataggio nel Mediterraneo" scrive su Twitter il direttore di Sea-Eye, Michael Busch Heuer.

Analoghe le ragioni. "Il motivo è la mutata situazione di sicurezza nel Mediterraneo occidentale, dopo che il governo libico ha annunciato un'estensione a tempo indeterminato e unilaterale delle acque territoriali, in relazione a una minaccia esplicita contro le Ong private", afferma il direttore della Ong tedesca, spiegando che queste condizioni rendono impossibile portare avanti il lavoro di salvataggio. "Sarebbe irresponsabile nei confronti dei nostri equipaggi", sottolinea Busch Heuer, ricordando come negli ultimi giorni anche altre Ong, compresa Msf, abbiano annunciato il loro ritiro temporaneo dalla zona di ricerca e salvataggio fuori dalla costa libica.

"Nei prossimi giorni e settimane - conclude - analizzeremo attentamente la mutata situazione di sicurezza sulle coste libiche e discuteremo la nostra azione futura".

La Ong denuncia poi di essere stata oggetto nelle ultime ore "di messaggi ingiuriosi e violenti, non ne tollereremo altri. Chiediamo rispetto per i nostri volontari".

Una comunicazione è arrivata anche da Save the Children che sta "valutando l’evolversi dell’intero scenario dopo la dichiarazione della Marina libica di voler estendere il controllo e il divieto alle navi delle Ong nelle acque internazionali che fanno parte della Sar zone e la nave 'Vos Hestia' resta ferma a Malta in attesa di capire se ci sono le condizioni di sicurezza per riprendere le operazioni". L'organizzazione umanitaria si rammarica di "dover essere costretta a mettere in pausa le proprie operazioni di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo a causa delle decisioni dalla Marina libica di controllare le acque internazionali in cui normalmente opera la nave di Save the Children con l’obiettivo di salvare vite umane".

Per l'Ong si tratta di "una situazione molto preoccupante per il rischio di sicurezza dello staff e per la reale capacità della 'Vos Hestia' di mettere in atto la propria missione di soccorso. Il nostro team di esperti a bordo della nave è preoccupato che in questa nuova situazione le imbarcazioni dei migranti saranno costrette a tornare in Libia e molti bambini e adolescenti moriranno prima di lasciare la nuova zona Sar libica".

Infatti, "le autorità libiche avrebbero spostato la loro zona di competenza Sar dalle 12 miglia nautiche alle 70 miglia dalla costa libica e le imbarcazioni su cui viaggiano i migranti sono di gomma molto leggera, imbarcano facilmente acqua e non possono portare abbastanza carburante. In questo momento non è chiaro se entrando in quella zona, l’operazione di ricerca e salvataggio potrebbe essere a rischio, ma ciò che è chiaro è che molte vite potrebbero essere messe in pericolo, con la diminuzione della capacità di soccorso e salvataggio in quel tratto di mare".

Save the Children "è pronta a riprendere le proprie operazioni nella zona di salvataggio, ma abbiamo il dovere di garantire la sicurezza del team e l’efficacia delle operazioni - afferma Rob MacGillivray, direttore delle operazioni di Save the Children - Prima di poter riprendere la missione dobbiamo avere rassicurazioni in particolare sulla sicurezza del nostro personale. Se non le avremo saremo costretti a considerare la sospensione delle operazioni, anche se speriamo di non doverlo fare".

Intanto la marina libica difende la sua decisione di vietare l'ingresso alle navi straniere nella sua zona appena istituita di ricerca e salvataggio. "Tutti i Paesi hanno le proprie zone di ricerca. La decisione è stata presa in base alle leggi e i regolamenti internazionali - ha detto all'agenzia Dpa il portavoce della marina libica, Ayoub Qasim - ciò fa parte del lavoro della marina libica. Lo abbiamo notificato alle agenzie delle Nazioni Unite".

 



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